Nuda a New York

New York

Quando Erica Simone, fotografa francese trapiantata nella grande mela, ha reso pubblico il progetto Nue York, le sue foto hanno fatto il giro dei tabloid di mezzo mondo. E non poteva essere altrimenti considerato che ha girato nuda per New York per 5 anni, con l’obiettivo di far riflettere il pubblico sulla purezza esistenziale attraverso la nudità. Nel suo fotoprogetto, Erica come una specie di alieno ha percorso la città calandosi in ambientazioni quotidiane di ogni tipo, tra gli sguardi imbarazzati della gente. Il risultato? Brillanti situazioni tra il comico e il surreale, una menzione di Taschen nel secondo volume dell’antologia sulla fotografia erotica contemporanea e un crowdfunding di grande successo realizzato per il libro dedicato al suo progetto.

Il crowdfunding che hai aperto per pubblicare il libro del progetto ha avuto molto successo, hai raccolto persino di più della cifra necessaria alla pubblicazione. A che punto è la pubblicazione del Nue York Book? «Il Nue York Book è in fase di pubblicazione, ci stiamo lavorando. Ho quasi completato gli shooting, e dovrebbe essere pronto per la fine dell’anno o all’inizio del 2016».

Come hai fatto ad ottenere la collaborazione della gente durante i tuoi scatti? Ad esempio nella metropolitana o nei negozi. La naturalezza delle persone che compaiono negli scatti è incredibile. «La maggior parte delle volte non chiedo i permessi per scattare nei luoghi pubblici, praticamente le immagini vengono scattate in stile guerrilla. Nella maggior parte degli scatti all’interno (per la questione della proprietà privata), di solito cerco di coinvolgere i proprietari o manager delle location, ma a volte non mi danno la loro disponibilità, quegli sono gli scatti più divertenti».

Come mai hai deciso di essere tu la protagonista degli scatti, invece di coinvolgere una modella? «In realtà l’idea iniziale era di fotografare una modella, ma dopo averci pensato a lungo ed essermi concentrata sul concept, ho deciso di fotografare me stessa perché la cosa sarebbe diventata più interessante, una specie di sfida, inoltre in questo modo ho potuto farlo dove e quando volevo senza dover pagare nessuno per farlo. In questo modo l’esperienza è diventata più libera e appassionante».

Sei una fotografa che trae continuamente ispirazione dai luoghi e dalle persone intorno, la fotografia per te è fonte continua di stimoli. Mi chiedevo: da cosa ti senti ispirata in questo periodo? Continuerai con il nudo? «Ho sempre nuovi progetti in mente, ma questo è stato il mio unico progetto di nudo a oggi. Ho lavorato su una serie di nudi di danzatori, di donne detenute, immagini di insetti esotici, un video in stop motion o persone che trasformano il proprio aspetto fisico. Sono sempre a lavoro su qualcosa di nuovo. Il 23 Luglio inaugurerò una collettiva alla galleria Adorama di New York con Jaci Berkopec, intitolato “Human nature”: immagini di paesaggi naturali come silhouette».

Nel 2013 Taschen ti ha inserita nell’antologia “The new erotic photography book 2”. C’è sempre molto da dire sui vari aspetti della nudità e come viene interpretata soprattutto rispetto all’intenzione del fotografo. Come consideri i tuoi nudi? Sei d’accordo con Taschen? «Non ho concepito le fotografie di Nue York come erotiche, ma capisco che il fatto che si tratti di nudo possa eventualmente portare il pubblico a considerarle tali. Dipende da chi le guarda decidere se sono erotiche oppure no. L’erotismo per alcuni è oltre il nudo. Secondo la mia visione personale, le mie immagini non sono erotiche e non vogliono esserlo, sono illustrative della nudità come stato primitivo e naturale dell’essere umano, infatti c’è una ironia di fondo che serve proprio ad enfatizzarlo».