Noidiamo[+]senso

Inaugura il secondo appuntamento capitolino di noidiamo[+]senso, il progetto artistico di César Meneghetti con Antonio Trimani, Annamaria Colapietro, Giovanni Fenu e Roberto Mizzon, tre artisti che hanno vissuto l’esperienza della reclusione psichiatrica. Dopo la prima tappa a Novembre 2014 al comprensorio di Santa Maria della Pietà, la mostra, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, a cura di César Meneghetti e Simonetta Lux, approda al Chiostro del Bramante fino al 19 Luglio. Prosegue così il percorso pluriennale e multimediale del progetto di Meneghetti I/O_io è un altro, un territorio di incontro tra identità artistiche ed esplorazione della materia umana in cui non esiste forma di esclusione. Abbiamo intervistato Meneghetti alla vigilia di questo nuovo appuntamento romano.

I/O_io è un altro è stato esposto alla 55esima Biennale di Venezia nel 2013. Identità e alterità sono da sempre parte integrante della tua ricerca. Com’è nata questa riflessione?
«Alla fine del 2009 ho ricevuto da Simonetta Lux e Alessandro Zuccari l’invito-sfida a comporre un progetto con i laboratori d’arte di Sant’Egidio: pur non avendo mai avuto alcun rapporto con la disabilità, nel contesto creativo mi sono subito identificato con loro e loro con me: è nato così I/O_io è un altro. Noidiamo[+]senso è il naturale sviluppo dei processi messi a punto negli anni di lavoro, un dialogo che passa per l’espressione d’identità e alterità, rispetto al lavoro fatto con gli autori ma anche con il videoartista Trimani, invitato ad interfacciarsi con noi».

A che punto è il lavoro di I/O, dopo questa tappa di noidiamo[+]senso?
«Con noidiamo[+]senso formuliamo una tesi: l’arte non può raggiungere il suo obiettivo se preclude qualcosa o qualcuno. Ho la convinzione che sia possibile produrre spazi, visioni e logiche alternative per costruire nuovi contesti, cercando là dove molti credono di non poter trovare nulla, nemmeno il pensiero. Per il futuro stiamo lavorando un corpo di opere inedito da presentare al Maxxi di Roma, entro il 2016».

Raccontaci il dialogo inter-semiotico che hai voluto creare nella mostra e i suoi obiettivi.
«Innanzitutto, i lavori pittorici dei tre artisti protagonisti si relazionano con la mia opera video e con quella dell’artista invitato, Trimani, in una dicotomia tra tecniche tradizionali e arte multimediale. I video-racconti di Fenu, Colapietro e Mizzon aiutano a comprendere il percorso dell’esclusione e quello che li ha condotti alla riappropriazione del ruolo di persone -ora anche di artisti- nel contesto sociale. Queste opere danno nuovo senso alle loro vite, I lavori sono soprattutto ricerca d’identità».

Cosa hai imparato dai processi in cui hai coinvolto gli Amici dei laboratori d‘arte della Comunità di Sant’Egidio, in questi quattro anni?
«Quando ho avuto il primo incontro, nei laboratorio di Tor Bella Monaca, abbiamo iniziato con l’analisi del confine della normalità, nei laboratori e soprattutto nella società, creando insieme una sorta di scultura invisibile. Senza filtri ci siamo incontrati in un campo comune: nell’arte ma anche nella condizione dello straniero».

Quali nuove strade ha aperto secondo te il progetto, ad oggi, per l’arte e la disabilità?
«Mi sono scontrato con un sistema molto refrattario e discriminatorio, ma grazie all’ ostinata determinazione abbiamo raccolto crescenti consensi e un riscontro sempre più positivo nel tempo. Al Museo a Santa Fé (USA), il pubblico si soffermava per 40 minuti a vedere la nostra proiezione e ad ascoltare le voci, leggere i sottotitoli: un vero contatto umano attraverso il video, da Tor Bella Monaca al mondo, la soddisfazione più grande».

Pensi sia possibile, in futuro, una reale integrazione dell’artista con disabilità intellettiva nel cosiddetto sistema dell’arte?
«La grande questione dell’arte è anche interrogarsi su cosa sia l’arte? Arte è quello che i critici e gli storici dicono? Che cos’è l’arte? È quello che fanno gli artisti. Anzi “l’arte in verità non esiste, quello che esiste sono solo gli artisti”, afferma Simonetta Lux. Possiamo discutere sull’idoneità o no di un artista o se definire gli artisti disabili artisti? Questo contesto è per loro un’occasione di mostra e di accreditamento attraverso il lavoro di critici, artisti e storici dell’arte. Vedere per credere».

Fino al 19 Luglio, Chiostro del Bramante Gallerie, Roma; info: www.chiostrodelbramante.it

 

 

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