Burri, The trauma of painting

È stata presentata in anteprima in Italia, nella cornice di sala Leonardo a Palazzo Clerici a Milano, la mostra The Trauma of Painting, importante retrospettiva dedicata ad Alberto Burri che dal 9 ottobre 2015 al 6 gennaio 2016 invaderà l’intera rampa del Solomon R. Guggenheim Museum di New York. La mostra – prima in oltre trentacinque anni e la più completa mai allestita negli Stati Uniti – ricorre nel centenario della nascita dell’artista ed esplora la bellezza e la complessità del processo creativo che sta alla base delle opere di Burri, elegge l’artista a protagonista della scena artistica del secondo dopoguerra, collocandolo accanto agli altri due artisti italiani più famosi oltreoceano: Lucio Fontana e Piero Manzoni. Burri prese le distanze dalle superfici pittoriche e dallo stile gestuale propri sia dell’Espressionismo astratto americano sia dell’Arte informale europea, per intraprendere un percorso completamente personale, rimaneggiando pigmenti singolari, materiali umili ed elementi prefabbricati e ispirando buona parte degli artisti futuri che visitavano il suo atelier o assistevano alle sue mostre. Uno su tutti fu Robert Rauschenberg che nel ’52 ebbe l’occasione di vedere un Grande Bianco e altri 2 lavori di Burri nel suo studio. «Queste tre opere accostate per la prima volta – spiega la curatrice della mostra Emily Braun – sono per me uno dei momenti più belli dell’esibizione».

L’opera più conosciuta di Burri è la serie Sacchi realizzata con resti di sacchi di juta lacerati, rammendati e rattoppati, a volte combinati a frammenti di stracci sgualciti. Molto meno note al pubblico statunitense sono le altre serie dell’artista, trattate in maniera approfondita in questa esposizione: Catrami, Muffe, Gobbi, Bianchi, Legni, Ferri, Combustioni plastiche, Cretti e Cellotex. L’esposizione si svela al pubblico lungo le scale del Guggenheim sia cronologicamente sia attraverso le fasi artistiche di Burri, riproducendo il percorso dell’artista attraverso vari supporti, superfici e colori. Nel corso della sua carriera, Burri dimostrò infatti un particolare interesse alla storia della pittura, forte di un profondo legame con l’arte rinascimentale dovuto alla sua terra natale: l’Umbria. Si è discusso a lungo di questo in conferenza – in un ambiente che voleva fare da tramite alla tradizione – dell’amore di Burri per le opere di Piero della Francesca e di Luca Signorelli e di come la sua tendenza a destrutturare opere per analizzarne le varie componenti e infine farle emergere, non rappresenti solo un esercizio formale bensì una maniera di rendere un omaggio personale alla grande tecnica degli artisti che fanno la storia del patrimonio italiano. La mostra sottolinea infine il dialogo con il minimalismo americano che ha plasmato le ultime opere dell’artista. Una sezione sarà dedicata all’imponente opera Grande cretto (1985–89), un memoriale in stile Land Art dedicato alle vittime del terremoto che nel 1968 colpì la cittadina siciliana di Gibellina.
Dal 9 ottobre 2015 al 6 gennaio 2016, Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Info: www.guggenheim.org

 

 

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