Irradiazione

La luce nelle sue caratteristiche astratte e concrete è protagonista nella mostra Irradiazione di Fiorella Rizzo e Federica Di Carlo alla galleria BEAARTE di Roma. Per il secondo appuntamento di uno spazio espositivo inaugurato a marzo del 2015 che ha la caratteristica di occuparsi di “Artisti con la luce”, le due artiste scelgono di intraprendere un viaggio concettuale che attraversa e si rivolge alla conoscenza e al continuo superamento di un limite in un percorso di illuminazione per una sempre maggiore consapevolezza spirituale. Nella prima sala della galleria sono esposte le opere di Rizzo, accompagnate dalla stessa scritta che aveva posto su di una cartolina che rappresentava la mano del David di Michelangelo, un lavoro del 1976: “penso in anni luce, agisco in secondi”, che testimonia la direzione creativa di Rizzo fin dagli anni ‘70. Entrando sulla sinistra, la grande opera site-specific Illuminazione formata da fogli di plastica trasparenti e sovrapposti su cui sono disegnate sagome di lampadine in nero e grigio e su cui sono disposte lampadine vere e proprie, ma con i cavi elettrici tagliati, a simboleggiare una ricerca di luce mentale e spirituale manifesta in una luminosità ideale, ricerca che l’artista comunica anche attraverso un’energia che deriva dal lavoro manuale del disegno. Sul lato opposto della sala fotografie che rappresentano tagli di luce che nascono improvvisi in contesti diversi, quasi ad avvisare chi guarda su come si potrebbe rivelare uno stato della coscienza e della conoscenza. Accanto il lavoro K12: su fogli di plastica racchiusi in metaforici “scrigni” sono disegnate lampadine, nascoste in questi grovigli di fogli luci a led, mentre gli “scrigni” sono collegati da tubi per l’acqua con all’interno fili elettrici; tutto ciò fa nascere la riflessione sull’energia che può generarsi e trasformarsi in luce anche attraverso un elemento, l’acqua, concreto quanto la luce è all’apparenza astratta, elemento essenziale per l’essere umano; è una continua ricerca di contatto con la presenza dell’uomo nel cosmo attraverso vari stati di illuminazione.

A dividere in due lo spazio è l’installazione site-specific Celeritas della Di Carlo, classe ’84, che ha utilizzato la porta che si trovava precedentemente nel luogo prima che diventasse galleria, è con i vetri rotti, è accostata, non è né aperta né chiusa: è un invito a superare una soglia, ad andare sempre oltre ciò che ci si pone davanti, a ricercare stadi sempre avanzati di coscienza e conoscenza. Per condurre nell’attraversamento l’artista ha fatto sì che sulla soglia della porta ci siano quarzi e cristalli di Islanda, questi ultimi servivano ai vichinghi per cercare il sole nella nebbia. Un cono di luce illumina queste pietre e conduce ad uno svelamento, infatti sulla parete accanto si trova un altro piccolo cristallo di Islanda, segnato dal cono di luce, in cui è scritta la frase “I see”: la volontà è quella di guidare al guardare avanti, al comprendere, al crescere nella spiritualità. Nel retro della porta è proiettato un arcobaleno che rappresenta la luce che si manifesta nella sua reale sostanza fatta di colori: è il momento di raggiungere una verità che ci riguarda e che può essere fatta propria così come questo effetto naturale apre ad una rivelazione, quasi che fosse nella nostra natura accedervi. Verità che cerca di essere carpita nelle quattro fotografie della serie Hold Infinity, sempre di Di Carlo, in cui su di una mano si posano i raggi dell’arcobaleno. La passione per la fisica l’accompagna in tutto il suo percorso artistico. Nell’ultima sala due video: Video nero del 2004 di Rizzo e Through my mother’s eyes del 2015 di Di Carlo. Nel primo appaiono nel buio luci di cui non si riesce a scorgere la provenienza, una candela, finestre, ed è ispirato ad episodi della vita dell’artista da piccola quando nella sera vedeva la saldatrice di un fabbro sotto casa sua che emetteva scintille luminose al buio. Il secondo è ispirato a una cecità che nasce dalla perdita di corporeità che ci conduce sempre a guardare oltre ed a vedere più chiaramente la verità, ciò attraverso l’allusione ad un occhio nero nel fondo di un bicchiere, entrambi elementi non riconoscibili a pieno. Fino 14 settembre 2015 BEAARTE via Belsiana 92, Roma.

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