Eros e Thanatos

Roma

La nuova serie in bianco e nero 1800 Millimètre, della giapponese Emi Anrakuji, è in mostra alla galleria Miyako Yoshinaga di New York fino al 30 Maggio. L’abbiamo intervistata per scoprire cosa si cela dietro la sua immagine misteriosa e la raffinata sensualità dei suoi nudi. Emi Arankuji è un’artista che non rivela mai completamente la propria identità e non mostra mai completamente le ambientazioni delle sue serie fotografiche. I luoghi scelti diventano archetipi di tutti i luoghi del mondo e i suoi gesti il simbolo delle condizioni interiori dell’uomo contemporaneo. Nella sua ultima produzione, 1800 Millimètre, Arankuji costruisce un’analogia con l’opera del poeta Shiki Masaoka intitolata Byosho Rokushaku (Sickbed of 1800mm), opera terminata dall’autore sul letto di morte. Alternando gestualità impacciate e goffe a dettagli intimi e seducenti Arakuji, travolta dai 20 ai 30 anni da una grave malattia al cervello che l’ha resa quasi completamente cieca e costretta a letto senza poter esprimere la sua arte, ritrova l’espressività e lo sguardo solo attraverso un nuovo occhio, l’obiettivo della macchina fotografica. Il letto di sofferenza diventa punto di partenza per una nuova visione del mondo e di se stessa.

L’interesse ossessivo per il tuo corpo è il risultato di un lungo periodo trascorso in ospedale, la fotografia è un nuovo modo di guardare te stessa? «Prima di tutto, spero tu capisca il fatto che non parlo molto di quello che faccio. Il mio corpo non è mio, il mio corpo è il mio lavoro e per questo lo espongo al pubblico. Al momento rappresenta tutti i “me stesso” di ogni parte del mondo che hanno molti problemi».

Nella tua serie O MAPA, il soggetto è un tuo alter ego che posizioni in diversi contesti rurali e urbani, nei quali metti in atto azioni che definisci ”azioni essenziali per sopravvivere”. Invece, le azioni di 1800 Millimètre a cosa si riferiscono? «Ho molti problemi con il mio corpo. Infatti sono stata gravemente malata per quasi dieci anni. In questa nuova serie, ho rivisitato la mia vita di quel periodo come un nuovo punto di partenza per il mio lavoro, nella speranza di ricominciare tutto. Detto questo, il mio mondo non ha un obiettivo preciso, ma è un circolo continuo come il nastro di Möbius».

1800 Millimètre mostra un alter ego erotico di Emi Arakuji? «Non c’è erotismo nel mio lavoro. Nel mio lavoro cerco di esprimere la vita, nel parlare di vita parliamo necessariamente anche di sesso, le due cose sono inscindibili. La mia natura non è per niente erotica».

Voyeurismo, erotismo e vita quotidiana sembrano essere nel tuo lavoro uno stato quasi onirico ma anche un universo parallelo. Come si può esprimere questa sensazione che crei nei tuoi mondi? «Grazie per la bellissima domanda, lascio a voi la risposta».

 Cosa ci fanno nei tuoi scatti oggetti domestici o di uso comune, nella quotidianità trovi stimoli e ispirazioni per creare? «Di solito fabbrico da sola gli oggetti, questa volta ho usato oggetti comuni, pomodori o un paio di forbici. Qualunque esso sia, l’oggetto è per me una necessità, una sorta di bacchetta magica. La mia più grande ispirazione viene dall’acqua, quando sono sotto la doccia, vicino ad una fontana o ad un fiume».

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