Tre mostre per il Mag

Ha finalmente riaperto il Mag, museo alto Garda, infatti dopo la pausa invernale, ora tre eccezionali mostre occupano gli incantevoli spazi carichi di fascino che da sempre li ha contraddistinti: una location che si sviluppa all’interno della Rocca di Riva del Garda, antico castello medievale a specchio sul lago. Scenari mozzafiato avvolgono le iniziative pronte a stupire i visitatori, un focus sul paesaggio storico e contemporaneo indagato nelle diverse sfaccettature dell’arte a partire dalla fotografia, protagonista al piano terra del museo. Il tempo e l’istante, paesaggi fotografici del Garda 1870-2000, è il titolo del percorso tematico deciso a chiarire le innumerevoli interpretazioni del territorio gardesano. A cura di Claudia Gelmi, Layla Betti e Sara Vicenzi, si vuole sottolineare l’importanza di questi luoghi ameni, punto di approdo per migliaia di turisti, meta d’obbligo di molti Grand Tour, il lago più grande d’Italia è un soggetto senza tempo che senza sosta ha attirato gli sguardi e la curiosità. Oggi si ripercorrono le emozioni che milioni di persone hanno vissuto in prima linea in circa un secolo e mezzo di storia. Le immagini selezionate dal vasto patrimonio presente nell’archivio del Mag, mettono in evidenza la lenta ma inesorabile trasformazione del paesaggio. Una prima sezione è dedicata a Riva del Garda e ai suoi scorci, segue una lettura dell’alto Garda e dei suoi centri, con alcuni significativi scatti della strada del Ponale e diverse inquadrature del lago stesso, soggetto fotografico per eccellenza. La grande sala centrale è dedicata ai paesi che di affacciano sulle rive come Malcesine, Sirmione, Desenzano, Salò, Fasano, Gardone, Gargnano, Limone.

Un itinerario che racconta anche le varie attività umane legate alla natura e a un ambiente che ha dato e dà tutt’ora vita. Alcune delle immagini sono firmate da autori famosi al loro tempo, come Napoleone Segatini, Giorgio Sommer, Alois Beer, Augusto Baroni, Giovanni Battista Unterveger e Pietro Floriani. Particolare visibilità viene inoltre data alle edizioni dell’epoca: Photoglob e Wehrli A. Kilchberg di Zurigo, Würthle & Spinnhirn di Salisburgo e Stengel e Co. di Dresda, e ai fondi presenti nell’archivio del museo a partire da Pozzini, Armani, Biatel, Zane. Salendo nella pinacoteca troviamo Natura oltre, visioni di Mario Raciti. A cura di Claudio Cerritelli, dopo alcune esplorazioni del territorio nel novembre dello scorso anno, l’artista si è dedicato a un ciclo di opere su carta che restituiscono differenti percorsi intorno ai luoghi che lo hanno maggiormente sedotto. 60 lavori dove con oltre si intende indicare lo sconfinamento immaginativo che le morfologie del paesaggio hanno suscitato tenendo aperto quel carattere di presenza-assenza dell’immagine che costituisce l’identità costante della sua ricerca, processo d’invenzione e rivelazione dell’invisibile. Mario Raciti è nato a Milano nel 1934, abbandonata la professione legale, si è dedicato professionalmente alla pittura dagli ultimi anni ’50. Da allora, opere che hanno superato il mezzo secolo resistono sulle pareti di collezioni e istituzioni, nella continuità di un’ossessione, propria dell’artista di ogni tempo, che lo porta, attraverso vari giochi della fantasia e dei momenti, a percorrere un mondo sempre aperto al non comune. «Quando nel 1952 mi iscrissi a giurisprudenza anziché a Brera, pur desiderando a tutti i costi di fare il pittore – afferma Raciti – incominciavo già a seguire quella linea trasgressiva che mi seguirà nel mio fare poi professionale di pittore vero. Un po’ anarchico, non adeguato ai canoni correnti. Ho pensato sempre alla mia pittura, che viaggia e varia nella psiche profonda del viaggiatore, come a un romanzo di formazione, alla maniera di Enrico di Ofterdingen di cui Klaus Wolbert ha citato per il mio lavoro il fiore azzurro, che è simbolo romantico». Al terzo piano della rocca, L’ultimo giorno di pace. 27 luglio 1914. In linea con le iniziative dedicate al Centenario della prima guerra mondiale, il Mag non dimentica e vuole ricordare attraverso un percorso che tocca l’animo nel profondo, senza tralasciare il massimo rispetto per chi ha donato la vita per quel assurdo terremoto civile che l’uomo chiama guerra. A cura di Quinto Antonelli, Fabio Bartolini, Mauro Grazioli, Alessandro Paris e Mirko Saltori, l’esposizione si articola in una dozzina di tappe, esemplificate da oggetti, fotografie, documenti e articoli di giornale. Si ripercorrono capitoli centrali della storia sociale dell’epoca: emigrazione, sistema scolastico, polemiche culturali, associazionismo sportivo e musicale, igiene e salute, agricoltura, vita religiosa, tempo libero e turismo, nonché dibattito politico e censura austriaca. Emergono così le debolezze di una comunità trentina ancora in gran parte legata ad una agricoltura di sussistenza, caratterizzata dal ricorso all’emigrazione stagionale, segnata dalle malattie sociali, ma anche impegnata in battaglie politiche e ideologiche contrapposte.

Continua inoltre il progetto Der Blitz, nato come strumento per rappresentare le ricerche legate all’arte contemporanea e metterle a confronto con il territorio. Quest’anno propone due distinti progetti, il primo diffuso nel territorio dell’alto Garda e il secondo nel cuore espositivo del museo. Con Falsipiani si svilupperanno una serie di azioni che da marzo a luglio prenderanno forma fra Arco e Riva del Garda. La definizione generica di azione rimanda al carattere multiforme che Falsipiani ha immaginato per il programma. Angelo Demitri Morandini propone, in relazione con la mostra dedicata alla fotografia Il tempo e l’istante, una visione attualissima della zona attraverso il video I try to draw a flight. Alberto Scodro entra in contatto diretto in uno spazio pubblico di Riva del Garda con una scultura in grado di interpretare in maniera sorprendete il territorio, Michele Spanghero propone all’Eremo S. Paolo di Arco una performance sonora per far risuonare uno dei luoghi più preziosi della regione. Infine Arnold Mario Dall’O agirà sempre ad Arco ma attraverso una serie di gadget per inserire i linguaggi del contemporaneo nella quotidianità. Fino all’1 novembre, Mag, Riva del Garda (TN); info: www.museoaltogarda.it

 

Articoli correlati