Parla Fabio Viale

La scultura è illusione. La materia si mostra per quella che non è, il marmo appare morbido, vaporoso, sinuoso e vivo. Il movimento è l’essenza delle forme barocche, in cui ”tutto sia finto e paia vero”, così come sosteneva Gian Lorenzo Bernini. Fabio Viale realizza opere in marmo ispirate alla leggerezza. È scultore vero, con martello e scalpello. Si confronta fisicamente con la pietra, in un corpo a corpo intenso e combattivo. Classe 1975, originario di Cuneo. Nel 2012 ha esposto  alla Sperone Westwater gallery di New York. Durante la sua carriera artistica ha vinto numerosi premi, ultimo il premio Cairo 2015.

Quanto è importante la manualità tecnica e quanto la tecnologia nel suo lavoro?

«Fare le cose con le proprie mani significa avere un rapporto con ciò che si fa, trasmettendo al manufatto una personalità che non si limita soltanto all’estetica, ma soprattutto all’anima di ciò che si crea. Le macchine sono utili per raggiunge le forme grezze, senza disperdere troppe energie».

Ci sono modelli classici a cui fa riferimento o che hanno influenzato le sue opere?

«Le immagini classiche che compaiono nelle mie opere sono solo icone, metafore. Non provo nessun coinvolgimento emotivo per il passato».

Com’è nata Ahgalla?

«Dalla necessità di fare un passo in avanti, come in tutte le cose. È stato un bellissimo progetto, nato da un’idea semplice e realizzato con il mio sudore e la generosità di un cavatore che mi regalò il marmo. Ahgalla non è solo la dimostrazione che il marmo galleggia, ma che è possibile andare oltre i preconcetti che quotidianamente ci creiamo».

Quanto è stato importante il coinvolgimento mediatico per Rotas?

«Dopo aver fatto Ahgalla per i media ero uno scultore che faceva delle opere strane che funzionavano. Così due mesi dopo aver varato Ahgalla, mandai un comunicato stampa falso, dove scrivevo che sarei partito da Torino e facendo rotolare una ruota di marmo da due tonnellate, avrei raggiunto Milano. I giornali riportarono la notizia come la diedi e resero reale la performance».

Cosa pensa della scultura contemporanea (materiali, tecniche)?

«Mi piacerebbe vederne di più, e magari eseguite dagli artisti che le firmano e non dagli artigiani che le producono. Non esiste una critica che prenda una posizione alternativa alle certe politiche estetiche-concettuali che hanno desertificato i musei di arte contemporanea. Se un artista prende una strada alternativa, naviga a vista e soprattutto da solo».

Ci può svelare qualche particolare del suo prossimo lavoro?

«Sto realizzando un automa, una scultura di due metri che pattina».