Lettere ad Alceste

“Carissima, domenica scorsa a quest’ora ero con te. Sono passati presto quei tre giorni di sogno e di felicità purissima. Ma sono tranquillo poiché nel tuo pensiero riposo fiducioso; l’incontro nostro dopo due mesi di separazione, ha suggellato per sempre il nostro amore che segue e seguirà la sua linea fatale. Eleviamoci a questo pensiero, Antonia; io vedo in te, nella tua lealtà, nella tua bellezza, nella tua gentilezza, la consolazione senza rimorsi della mia vita; possa anch’io, carissima, essere per te ciò che tu sei per me”. L’estratto di questa lettera d’amore proviene dal carteggio recentemente scoperto del maestro indiscusso della pittura del Novecento: Giorgio de Chirico. Nel 1919 il giovane pittore, trasferitosi a Ferrara dopo aver lasciato Parigi, inizia una relazione affettiva con Antonia Bolognesi, appellata nella cospicua corrispondenza Alceste, figura mitologica che incarna la devozione coniugale e l’immagine della moglie fedele. Il carteggio amoroso diviene l’opportunità di sondare un periodo fondamentale di svolta della pittura di de Chirico, proprio nel biennio che va dal 1919 al 1920, l’artista sedimenta a Ferrara le prime rivelazioni metafisiche del suo lavoro: “L’aspetto di Ferrara, una delle città più belle d’Italia, mi aveva colpito; ma quello che mi colpì soprattutto e m’ispirò nel lato metafisico nel quale lavoravo allora, erano certi aspetti d’interni ferraresi, certe vetrine, certe botteghe, certe abitazioni, certi quartieri, come l’antico ghetto, ove si trovavano dei dolci e dei biscotti dalle forme oltremodo metafisiche e strane”. Nascono in questo periodo Il Grande Metafisico, Le Muse Inquietanti, la serie degli Interni Ferraresi, opere che divengono testimonianza di quanto la città emiliana abbia coinvolto ed ispirato il Maestro originario di Volos.

Il carteggio raccolto nel libro intitolato Alceste: una storia d’amore ferrarese, pubblicato da Maretti editore, è stato presentato durante le giornate di Arte Fiera Bologna. Le cento lettere inedite di Giorgio de Chirico sono state ritrovate grazie al contributo del nipote di Antonia, Eugenio Bolognesi, autore ed ideatore del testo, avvalendosi della preziosa collaborazione della Fondazione Giorgio ed Isa de Chirico, ha riportato alla luce un episodio privato dalla grande valenza storico artistica. La comunicazione epistolare tra Antonia/Alceste e de Chirico getta nuove basi per lo studio della produzione pittorica dell’artista, le fitte informazioni lasciate nel carteggio evidenziano spostamenti, ambizioni, progetti professionali e personali che segnano una svolta fondamentale per il vocabolario espressivo dell’artista.

I testi a corredo del volume di Fabio Benzi, Victoria Noel-Johnson e del presidente della fondazione de Chirico, Paolo Picozza, contestualizzano ed introducono il lettore nella vita del pittore e nella sua poetica fondante. “Conto i giorni che passano – scrive de Chirico alla sua Alceste – e che mi sembrano tanto lunghi, ma il momento che ci rivedremo approssima, cara Antonia, e questo periodo di separazione lo passeremo pensando intensamente al nostro amore elevando e purificando i nostri animi in una comprensione reciproca, in una reciproca stima. Scrivimi spesso. Io ti scriverò ogni giorno fino al momento che riprenderò il treno per quella benedetta Ferrara, che da ché ti conosco, mi pare il centro di tutto l’universo”.

Dietro il mito di un grande artista si cela inaspettata l’immagine di una realtà intima e personale, la storia dell’uomo e del pittore converge in queste lettere senza alcuna remora, l’identità celata tra i capolavori che de Chirico ha donato alla storia, viene alla luce attraverso le parole di un amore appassionato, attraverso le aspirazioni e i turbamenti dell’artista, il carteggio ferrarese rappresenta la memoria nascosta di un uomo che di lì a poco avrebbe rivoluzionato l’estetica pittorica del Novecento.

Alceste: una storia d’amore, di Eugenio Bolognesi, Maretti editore; info: www.marettieditore.com; www.fondazionedechirico.org