Mind The Lìmes

I confini di Set Up art fair, la fiera indipendente collaterale ad Arte Fiera Bologna, si sono ampliati con il nuovo circuito Set Up plus, che propone 29 eventi culturali dislocati in città e provincia. Tra questi si inserisce la performance Mind The Lìmes dell’artista Federica di Carlo (1984)  che lavora da tempo sul concetto di dislocazione dell’identità umana e sulla complessità del rapporto tra pensiero individuale e collettivo, utilizzando diversi mezzi quali: disegno, installazione, scultura, suoni, performance e video. Recuperando avvenimenti privati, detti popolari, storie e ricordi l’artista elabora metafore legate a temi universali: la memoria, il concetto di confine e quello di pensiero, confini fisici e immaginari diventano per lei strumenti con cui costruire un discorso.  La densità delle tematiche è sempre compensata da una realizzazione del lavoro fluido e leggero. Ogni simbolo utilizzato nasconde una forte ricerca storico-culturale in modo da evocare nella memoria dello spettatore le immagini ancestrali di una memoria collettiva.

Per Mind The Lìmes (sabato 24 gennaio) l’artista percorrerà il tracciato delle antiche mura di Bologna che cingevano la città fino all’inizio del XX secolo, quando furono quasi completamente demolite per far posto agli attuali viali. Delle mura rimangono visibili significativi tratti nella zona del centro storico, a cui i bolognesi fanno riferimento con l’espressione ”Bologna entro le mura”, oltre che le antiche porte di ingresso alla città. A ogni porta l’artista realizzerà una azione invitando così a riflettere sulla funzione che queste porte avevano e ancor oggi possiedono; luoghi di transito che ancora, anche se in modo diverso, connotano la città.

La performance pone l’attenzione su visioni abbandonate, su zone di passaggio dove il passato entra in rapporto con il presente, svelando così luoghi mentali, fisici, storici visibili e invisibili. Un cammino della memoria personale e collettiva che trova la sua voce in una frase di Henry David Thoreau, che l’artista aveva appuntato su un quaderno: ”Camminare, nel contesto della realtà contemporanea, parrebbe esprimere una forma di nostalgia, oppure di resistenza. (…) Favorisce l’elaborazione di una filosofia elementare dell’esistenza basata su una serie di piccole cose, induce per un momento il viandante a interrogarsi su di sé, sul suo rapporto con la natura e con gli altri, a meditare su un’inattesa gamma di questioni”. In Mind The Lìmes sussistono dunque due piani che si intrecciano: quello personale intimo ed esperenziale dell’artista insieme a quello pubblico e collettivo del confine luminoso che cingerà di nuovo la città come allora.  Abbiamo intervistato l’artista per comprendere meglio su quali presupposti si basa la performance che andrà a realizzare a breve.

Quando ti è venuta in mente l’idea di questa performance e che cosa rappresenta per te?
«Mi capita spesso di visualizzare i miei lavori in sogno. La visione che mi arriva la sviluppo, analizzandone il contenuto che risulta sempre fortemente connesso con tutto il mio lavoro precedente.  A livello concettuale, Mind the Lìmes scaturisce da un’urgenza lontana e di per sé astratta: tornare a percepire i confini del mondo affidandosi alla vista per poi oltrepassarla. Tutto è in continuo divenire, tutto si trasforma in noi e fuori di noi, c’è un bisogno di tornare a esistere e farlo in maniera presente. Il titolo, gioca sulla duplicità delle parole Mind e Lìmes: Mind, parola inglese che vuol dire ”mente”, ”senno”, ”pensiero” ma anche ”occuparsi di”, ”sorvegliare” e Lìmes, parola latina che indica la linea di confine geografico-politico, ma anche via e strada, ovvero passaggio da un territorio all’altro.  Il confine dunque come punto limite ma anche di connessione tra l’esistenza e l’uomo, con l’invito a tornare a prestare attenzione a ciò che ci circonda. Così la mia performance esplora i confini della città, attraverso la pratica meditativa del camminare e attraverso l’elemento della luce, altro fattore ricorrente nel mio lavoro».

Quanto è forte la connessione tra questa performance e la città?
«Bologna è un luogo nel quale sono passata in varie età della mia vita, è un posto al quale mi sento molto legata. La mia famiglia da parte di madre è di origine emiliana e passavamo l’estate a Riola di Vergato, in provincia di Bologna. Dunque per me è il luogo dell’infanzia e di suggestioni molto forti. In seguito l’ho scelta come meta per il mio terzo anno di accademia, dopo aver frequentato il primo anno a Roma e il secondo a Barcellona. Ammetto che esiste una sorta di legame ascetico tra la mia performance e questa città; questa performance andrà a incidere sia sul lavoro sia sulla mia persona».

Quali sono le fasi che portano alla realizzazione di una performance e quanto spazio ha la preparazione fisica e tecnica?
«Credo che per noi artisti sia importante essere capaci di scegliere il linguaggio giusto a seconda dell’intento. La performance è un mezzo che necessita una riflessione e una preparazione sia mentale che fisica. Bisogna far circolare l’energia tra fuori e dentro, creare un passaggio libero nel quale la percezione possa muoversi. In questa occasione, mi sono preparata anche fisicamente su distanze simili a quelle che avrei dovuto percorrere a Bologna; è stato necessario per stabilire i tempi e anche per allenare il corpo al freddo bolognese».

Quali sono le tue sensazioni poco prima della performance?
«Sono molto emozionata, tra breve eseguirò un azione relativamente semplice come quella del camminare che mi ha sempre accompagnata sin da bambina. La considero una forma d’arte in sé, molto potente, capace di attraversare lo spazio e trasformare le energie».

La performance Mind the Lìmes partirà in mattinata da porta Mascarella e terminerà solo dopo che la Di Carlo avrà circumnavigato il perimetro originario delle mura antiche, arrivando all’ultimo Limes: porta Galliera, chiudendo così il cerchio temporale tra passato, presente e futuro. Alla fine del giro un cerchio ideale di  luce cingerà la città vecchia. L’intento di non definire l’orario, diviene presupposto simbolico di un azzeramento temporale necessario. Tutta l’azione potrà essere seguita in streaming su internet, tramite un link che verrà attivato solo il giorno stesso della performance e trasmesso tramite il  sito dell’artista e la sua pagina facebook.

Evento di Se tUp plus, Se tUp art fair, autostazione di Bologna, piazza XX settembre 6; info: www.setupcontemporaryart.com

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