Arte Fiera

Un’anziana signora, un tempo sovrana di tutte le fiere, poi trovatasi inevitabilmente a fare i conti con la crisi e a far fronte alla nascita di nuove realtà che, moltiplicatesi a vista d’occhio, minacciavano di rottamarla. È stato questo il profilo di Arte Fiera negli ultimi tempi. Eppure, nonostante non sia passata incolume attraverso l’incalzante morsa del tempo, sembra godere oggi di salute migliore. Come lei, d’altra parte, mostrano segnali di rinnovamento quasi tutte le fiere del Belpaese che hanno registrato nel 2014 dati molto positivi, lasciando presagire un cambiamento ancora più significativo per il 2015. In particolare, alla ripresa di Arte Fiera, quest’anno alla sua 39esima edizione, ha contribuito il duetto di direttori artistici che dal 2013 gestisce l’organizzazione. Giorgio Verzotti e Claudio Spadoni hanno capito che per risollevare le sue sorti, ristabilendone il prestigio, occorreva giocare una doppia partita: da un lato rafforzare il rapporto tra la fiera e Bologna, dall’altro allargare gli orizzonti, addentrandosi laddove si stanno spingendo le nuove geografie dell’arte. Anche quest’anno all’anziana signora spetta l’onore di aprire le danze del mercato dell’arte, suggerendo in parte la linea che gallerie, artisti e collezionisti adotteranno nel corso di questo intenso 2015 che, passando per Expo Milano, punterà dritto alla Biennale di Venezia.

In che direzione sta andando il mercato dell’arte e come può una fiera condizionare i suoi movimenti?

Giorgio Verzotti: «Abbiamo registrato un forte interesse per il nostro passato artistico più prossimo, fenomeno emerso anche all’Italian sale di Sotheby’s. Non so quanto le fiere possano condizionare i movimenti del mercato, ma di sicuro sono ancora un luogo di lavoro: le operazioni di business si fanno in fiera o all’asta, non in galleria, che rimane invece la sede ufficiale per le esposizioni».

Claudio Spadoni: «Una fiera autorevole, più che indirizzare il mercato, è un riferimento, che dà conferme e indicazioni sugli artisti del momento. Abbiamo riscontrato che il gusto internazionale si orienta sempre di più verso l’arte italiana: Morandi, de Chirico, i futuristi, Burri, Manzoni e tutto il dopoguerra. Ma alla ribalta ci sono anche tanti artisti viventi che fino a ieri erano sconosciuti».

Si può parlare di una ripresa economica per le fiere?

G.V: «Le fiere dello scorso anno sono andate molto bene, nonostante la crisi, su tutti i livelli. Nel mercato nazionale e internazionale i ricchi collezionisti continuano a comprare».

C.S: «Molti collezionisti si strappano i capelli e le gallerie ne hanno risentito moltissimo. La crisi c’è ancora ma ci sono segnali incoraggianti dall’anno scorso».

Dove si stanno spostando le geografie del mondo dell’arte?

G.V: «Beh, ad esempio l’attenzione di Arte Fiera è in questo momento orientata verso l’Est. Sia il Medio Est, quello europeo, sia un Est più remoto, lo dimostra anche la nostra fiera di Shanghai. Abbiamo deciso di continuare sulla linea dell’anno scorso e questa volta la mostra di Marco Scotini è incentrata sul Middle East asiatico».

C.S: «L’area del Medio Oriente è in crescita, soprattutto grazie a biennali e mostre. Ma ci sono anche tante altre aree poco conosciute, non posso dire ancora quali perché ce ne occuperemo nelle prossime edizioni».

Qual è la situazione attuale delle gallerie? Molte stanno chiudendo, altre si reinventano, cambiano sede o si spostano di città.

G.V: «Questa cosa che le gallerie chiudono non la vedo. Molte vanno all’estero, come Emi Fontana, ma per loro volontà. Mi sembra un segnale positivo quello dell’apertura di gallerie all’estero. Purtroppo è conseguenza del fatto che non siamo riusciti in Italia a creare un centro propulsore per l’arte, come Londra o Berlino».

C.S: «Ci sono stati dei cambiamenti non di poco conto ma i dati sono positivi da quello che si annusa in giro».

Quali sono le nuove tendenze dell’arte?

G.V: «In linea di massima c’è una rivalutazione della pittura astratta e, nello specifico, dell’arte degli anni ’60-’70. Ci sono sempre più lavori sulla bidimensione “alla Manzoni”, non materici ma lineari».

C.S: «Tra i giovani c’è un rinnovato interesse per il razionalismo degli anni ’60-’70. Alcuni continuano sulla linea della figurazione importata dagli espressionisti, ma c’è una tale varietà da non poter dire che ci sia una tendenza predominante».

Come sta cambiando il collezionismo, anche alla luce della nascita di piattaforme di compravendita online?

G.V: «Gli arabi si stanno sempre più affermando sul mercato, ma in linea di massima, almeno nella nostra fiera, si confermano i collezionisti di sempre. È vero, c’è una generale tendenza che volge all’immaterialità ma noi restiamo fedeli al tradizionale acquisto de visu».

C.S: «Sono nuovi fenomeni che non si possono trascurare. Non escludo che potrebbe evolversi così il mercato dell’arte ma ritengo che per il collezionista vero sia ancora fondamentale non perdere il contatto diretto con l’opera e, anche personalmente, mi auguro che continui a essere così».

Come incidono le normative fiscali sulla compravendita di opere d’arte?

G.V: «In Italia ci sono molti vincoli economici e il diritto di seguito aggrava i prezzi. Tutte cose che spingono verso l’evasione fiscale; oppure si va all’estero per pagare meno tasse».

C.S: «Per il collezionismo incidono molto, c’è una vigilanza eccessiva che penalizza chi compra in Italia. Chi acquista è messo sotto osservazione speciale da parte del fisco e questo non è un incentivo. Occorre una legislazione che introduca delle facilitazioni».

Di cosa hanno bisogno i giovani artisti e come si pone Arte Fiera di fronte alle loro esigenze?

G.V: «Di spazi espositivi a prezzi bassi, agevolazione che noi offriamo alle gallerie. Nonostante ci siano oggi bandi e concorsi a sostegno dei giovani, manca in Italia il supporto dello Stato. Si stanno anche muovendo molte fondazioni. In Italia il privato è stato visto per molto tempo in modo negativo, secondo una logica catto-comunista, ma adesso le cose stanno un po’ cambiando».

C.S: «Il sistema italiano è vessato da ministri che hanno tagliato fondi alla cultura e distrutto le soprintendenze e che, come ha detto Antonio Paolucci, hanno fatto della “macelleria artistica”…Purtroppo l’Italietta è ancora l’Italietta. Noi in fiera dedichiamo un’intera sezione alle nuove proposte e stiamo riscontrando un’adesione sempre maggiore dei giovani. Non pretendiamo di competere con altre fiere che volgono principalmente al contemporaneo. La nostra fiera ha un’impostazione diversa: non è solo economia, vogliamo avere credibilità culturale e, forse anche per questo, sono stati scelti due storici dell’arte come direttori».

Dal 23 al 26 gennaio; Bologna; info: www.artefiera.bolognafiere.it

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