Cibo da spogliare

La mostra bolognese Cibo da spogliare | foodporninUTILE è frutto di una serie di incontri avvenuti nella sede degli inUTILI a ZonaZago7 a Bologna (nei pressi dell’affascinante cavalcavia di via Stalingrado). Qui, riuniti a più riprese attorno a una tavola, ci si è incontrati non per mangiare ma per confrontarsi sul tema ”cibo e nutrimento” (con declinazioni che sconfinano dal campo strettamente artistico). Lo sforzo maggiore è stato dedicato a tracciare dei confini il più possibile netti relativamente al fenomeno del food porn, da non confondersi con altri aspetti ugualmente attuali legati al tema del nutrimento (come per esempio il junk food ovvero il ”cibo spazzatura”). Con il fenomeno del food porn si fa riferimento a quell’ossessione per il cibo tipica del nostro tempo, e che, per alcuni aspetti, può essere paragonata alla pornografia: cibo da consumare prevalentemente con gli occhi, in grado di solleticare al primo sguardo desideri reconditi. Ma il food porn è anche un atteggiamento che tocca perversioni voyeuristiche: quella abitudine (necessità?) di fotografare e condividere ciò che si sta per mangiare. Nel 2012 nasce Pictures of hipsters taking pictures of food, un sito che accoglie esclusivamente immagini di persone che fotografano il cibo prima di consumarlo. Chi avesse tempo e voglia di dedicare attenzione a questi scatti potrà rendersi conto di come il cibo, soggetto originario, sia stato spodestato da chi sta eseguendo lo scatto. Il fotografo diventa a sua volta cibo per lo stomaco della comunicazione di massa targata terzo millennio. Cos’è che spinge a fotografare il cibo e a condividerne gli scatti sui social network? Per cercare delle risposte gli inUTILI hanno realizzato una serie di installazioni collettive intorno al binomio che correla il cibo reale, (vero) nutrimento per il corpo, e il cibo virtuale, nutrimento per gli occhi e la mente. Lo spettatore, con ironia e un pizzico di sarcasmo, è chiamato a interagire in diversi modi con le opere esposte (potrà, per esempio, giocare a freccette mirando gigantografie di icone del food porn).

Sfamarsi è prima di tutto un dovere, un atto sacro: la nascita di ogni seme in agricoltura è determinata dall’interazione tra la volontà umana e gli elementi della natura. Al contrario, il concetto di cibo legato all’appagamento momentaneo dei sensi ha come estrema conseguenza la trasformazione dell’individuo in consumatore acritico e, grazie anche ai social network, in promotore inconsapevole di un marchio e di un’idea di mondo. Tutto ciò si carica di significato nel momento in cui la scarsità di cibo, in gran parte dell’Occidente, non rappresenta più un indicatore reale di povertà. È sul valore delle idee e sulla creazione di una coscienza comune che si misurerà la possibilità concreta di nutrire il pianeta negli anni a venire.

Dal 22 al 25 gennaio; Studio 54 club, via San Felice 6/b, Bologna