Cornellà, Mox nox

Vignettista e illustratore catalano classe 1981, Joan Cornellà è l’autore di Mox nox, un’opera che è divenuta un vero e proprio caso editoriale in Spagna e in Francia, tanto da raggiungere l’ennesima ristampa a poco più di un anno dalla sua uscita nelle librerie e meritarsi la pubblicazione negli Stati Uniti per l’editore Fantagraphics. Terzo volume di Cornellà (i primi due sono Abulio e Fracasa mejor, rispettivamente del 2010 e del 2012) Max nox (Eris edizioni, 52 pagine, 15 euro) approda in Italia dopo aver ottenuto un grande riscontro dalla rete – la pagina Facebook dell’artista di Barcellona, città nella quale risiede, ha ampiamente superato il milione di fan – incuriosendo appassionati e addetti ai lavori. Già, perché le storie senza dialoghi disegnate da Cornellà, tinte a colori accesi dal cinismo e dalla sua personale ricerca estetica, cercano di impressionare il lettore attraverso l’assurdo e il nonsense.

Storie, composte da sei vignette che si esauriscono in un’unica pagina – «con meno vignette non ci sono problemi di pagina e ci si può permettere di pensare di più all’idea che alla forma», spiega – e dove delitti, suicidi, aggressioni vengono sempre tratteggiati con il sorriso sulle labbra. Ma il ghigno non è esclusivamente quello degli esecutori, perché anche le vittime (sor)ridono alla vita che li sta abbandonando. Dietro al loro aspetto quasi infantile, infatti, questi disegni celano un’autentica violenza, a volte gratuita e surrealista, che con ogni probabilità avrebbe colpito due precursori del genere come Salvador Dalí e Luis Buñuel. Una sorta di freak show 2.0 quello che offre Cornellà, il cui gusto per l’improbabile taglie a fette – è proprio il caso di dirlo – qualsiasi forma di tabù e di “politicamente corretto” senza però incappare in moralismi (di questi tempi non ce n’è bisogno) o in una critica contro un determinato obiettivo. Piuttosto, l’intento dell’autore è quello di far leva su un linguaggio universale, mettendo il lettore di fronte a un umorismo dell’assurdo. Un umorismo davvero spiazzante, che dà il là a deformazioni, sangue e amputazioni. «Per poter raccontare cose brutte occorre trovare un modo gradevole», riprende l’autore di Mox nox (il titolo, tradotto dal latino, significa “presto arriverà la notte”), le cui tavole, pur appartenendo di diritto al mondo del fumetto, possono anche essere osservate e considerate come delle vere e proprie opere d’arte.

Info: www.erisedizioni.org

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