Jan van der Ploeg a Roma

Roma

Pareti bianche, ampie sale, luce. La nuova sede della galleria Giacomo Guidi comunica ambizione e dichiara chiaramente la volontà di sfruttare al massimo le potenzialità dello spazio, ospitando fino al 24 gennaio la prima personale italiana di Jan van der Ploeg.
Classe 1959, olandese, l’artista, con i suoi lavori in bilico tra pittura e design, gioca con gli spazi riempiendoli e travolgendoli grazie a combinazioni cromatiche e forme geometriche.
Famoso per aver creato una sorta di ready-made del motivo del grip, la forma della sagoma dei buchi per le mani nelle scatole di cartone, che rappresenta il fil rouge delle sue opere dal 1997, Jan van der Ploeg trae ispirazione da maestri come Mondrian e Sol Lewitt. Se da entrambi deduce l’abile uso delle geometrie per creare astrazioni, dall’artista americano, in particolare, riprende la predilezione per i wall drawings.

«Uscito dall’accademia d’arte – dice – ho iniziato a dipingere su tela ma poi ho avuto voglia di sperimentare la libertà degli spazi più grandi, per questo ho scelto di dipingere anche su parete. In questo modo, inoltre, posso esprimere al meglio l’idea del grip, perché è come se la struttura architettonica si trasformasse simbolicamente in una scatola da poter maneggiare e trasportare. La staticità rigida dello spazio lascia, così, lascia il posto al dinamismo dei colori e delle forme».
Accanto a una selezione di opere su tela, la galleria accoglie un wall painting in cui le figure geometriche disegnate dall’artista creano armonie, riuscendo a trovare corrispettivi negli elementi architettonici e ritagliando spazi vuoti che disegnano aperture dinamiche sulle pareti. Oltre a questo, nei giorni conclusivi dell’esposizione, Jan van der Ploeg realizzerà, lungo i corridoi della galleria altre serie di lavori che trasformeranno gli spazi per sei mesi. L’idea che caratterizza l’opera dell’artista, sia per le opere su tela sia per i wall paintings, intende comunicare ottimismo, attraverso la commistione di cromie vivaci e varie che spesso ricorrono anche all’ausilio di luci mobili per conferire vitalità gli ambienti. «Per quanto riguarda la scelta dei colori – spiega l’artista – non ci sono regole prestabilite. In genere, scelgo lasciandomi trascinare dalle suggestioni del momento e della città in cui mi trovo».

Le pareti bianche si illuminano e le modulazioni sinuose di colori trasmettono una sensazione di benessere funzionale a rendere accoglienti gli spazi che assumono nuovi volti. Jan van der Ploeg parla del suo approccio positivo all’arte come un dono per il pubblico, sottolineando così anche le motivazioni sociali e politiche che animano il suo lavoro, testimoniate dal fatto che oltre che nei musei e nelle gallerie internazionali, le sue opere vivacizzano le pareti di luoghi della vita quotidiana, come l’università Bocconi di Milano o come, prossimamente, un liceo a Napoli e un ospedale in Nuova Zelanda. L’artista è uno sperimentatore che ama sfruttare la commistione tra le arti e le discipline, perché, come dice «l’ispirazione viene dallo scambio e l’arte non può essere incasellata in rigide categorie ma deve fondarsi sulla condivisione produttiva, esattamente come accade nelle città contemporanee».

Dal 14 novembre al 24 gennaio, Galleria Giacomo Guidi, Largo Cristina di Svezia, 17.
Info: www.giacomoguidi.it

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