La Documenta di Atene

«È giunto il momento di rivedere radicalmente Documenta, evidenziandone la criticità. E per fare questo, è necessario spostarla. Il padrone deve uscire di casa». Questa è la frase con cui ha iniziato il suo discorso il nuovo direttore artistico di Documenta, Adam Szymczyk, durante l’incontro ”segreto” che si è tenuto a marzo in uno dei suoi primi sopralluoghi ad Atene, davanti a personalità importanti della vita artistica ateniese come storici dell’arte, galleristi, collezionisti e artisti. Continuando il discorso con le parole di Michel Foucault, ha aggiunto: «La storia è quella che trasforma i documenti in monumenti».

Documenta 14 con il titolo Learning from Athens abbandonerà per la prima volta il ruolo del padrone di casa e assumerà un ruolo nuovo: quello dell’ospite. L’inaugurazione è prevista per il 17 aprile 2017 ad Atene e, due mesi dopo, il 10 giugno, se ne terrà una seconda a Kassel. Per quale motivo si è deciso di spostare metà della storica rassegna d’arte nella Atene disagiata degli ultimi anni? Sicuramente fondamentale è stato il ruolo del nuovo direttore artistico, noto per le sue scelte poco convenzionali: il polacco Adam Szymczyk, direttore della Kunsthalle Basel dal 2003. Nel 2011 il New York Times lo descrisse come curator superstar, mentre è noto nei cerchi artistici per la capacità di scovare nuovi talenti. Come si legge sul sito ufficiale della manifestazione ”ogni Documenta prende il suo carattere dalle idee e dal concetto del suo direttore artistico. Non è quindi solo un luogo di incontro per le tendenze attuali dell’arte contemporanea, ma un luogo dove assetti espositivi più innovativi e tradizionali vengono sperimentati insieme. In ogni edizione, Documenta ha avuto un ruolo cruciale nel portare il discorso internazionale sull’arte verso direzioni nuove”.

Spostare metà della mostra ad Atene ha comportato un rischio. Szymczyk spiega: «La Grecia non è un caso isolato. È un caso emblematico di una situazione globale che è in rapido cambiamento e incarna i dilemmi economici, politici, sociali e culturali che l’Europa deve fronteggiare oggi, proprio come Kassel nel 1955 rappresentava il bisogno di affrontare il trauma della distruzione prodotto dal regime nazista e allo stesso tempo serviva come luogo strategico agli albori della guerra fredda. Se Atene è esempio di come i problemi attuali vadano ben oltre la proverbiale nazione di crisi greca, questi problemi, che sono tanto europei e globali, quanto greci, rimangono irrisolti». Dal 1955 ad oggi Documenta ha organizzato eventi collaterali in altre città, mantenendo sempre Kassel però come sede principale. Nel 2012, l’allora direttrice artistica, Carolyn Christov – Bakargiev, aveva spostato alcune sezioni della mostra a Kairo e a Kambul, ma per la prima volta nella storia della manifestazione una città straniera diventerà un partner di pari livello.

Difficilmente una decisione così radicale non avrebbe suscitato reazioni negative. «Non permetteremo ad Atene di portarci via la nostra Documenta» afferma Norbert Wett, capo del Partito Cristiano, Democratico al recente consiglio comunale della città di Kassel. «Non siamo contrari a organizzare la mostra in un’altra località, ma quello che Szymczyk ha intenzione di fare è di inaugurare Documenta prima ad Atene e il mese seguente a Kassel. In questo modo i visitatori avranno l’impressione che Documenta si tenga ad Atene e non a Kassel. Non siamo contrari ad avere piccoli spazi espositivi altrove, ma il luogo principale deve rimanere Kasel, come Venezia è per la Biennale».

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