Il sale della terra, il film su Salgado

In concomitanza con la chiusura della mostra di Sebastião Salgado a palazzo della Ragione a Milano, arriva nelle sale Il sale della terra, l’ultimo lungometraggio di Wim Wenders, dedicato alla vita e al lavoro del fotografo, realizzato in collaborazione con co-firmato da da Juliano Ribeiro, figlio di Sebastião. Un film che ha portato via al regista tedesco tempo ed energie, più di quanto inizialmente avesse previsto: «L’aspetto del tempo è fondamentale in quest’avventura. C’è una tale profondità nei lavori di Salgado che ha reso impossibile realizzare il film in tempi brevi», ha spiegato Wenders durante il suo intervento all’Auditorium per il festival del Film di Roma, dov’è stato presentato alcune settimane fa. Un intreccio tra viaggio e fotografia, un viaggio in bianco e nero tra Amazzonia, Congo, Indonesia, Nuova Guinea, Antartide, Cile e Siberia, con la volontà di documentare la bellezza e gli orrori della nostra umanità. Ogni foto è un pezzo di tempo e un pezzo di vita, parla di chi è fotografato ma anche di chi le fotografie le fa. Così Wenders nel suo documentario sfida se stesso trasformando delle fotografie in un film, nel tentativo di trasmetterci la stessa emozione da lui provata la prima volta con Salgado: «Quasi un quarto di secolo fa avevo comprato due stampe di un fotografo di cui non conoscevo bene il nome. Le avevo appese sopra la mia scrivania, e sentivo che quelle due foto mi parlavano. Da allora, il nome di Salgado mi è diventato familiare».

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