David Lynch al Mast

Bologna

Ha aperto le sue porte al pubblico, in anteprima nazionale, la mostra David Lynch: The Factory Photographs, al Mast (Manifattura di arti, sperimentazione e tecnologia) di Bologna, curata da Petra Giloy-Hirtz, fino al 31 dicembre, in collaborazione con la Photographer’s gallery di Londra. Un’occasione unica per ammirare la produzione fotografica del rinomato regista statunitense, sconosciuta ai più e che, nel suo discostarsi stilisticamente dal mainstream hollywoodiano, rivela la sua inconfondibile cifra stilistica. Scattate tra il 1980 e il 2000 nelle fabbriche abbandonate di Berlino, New York, Lodz e Los Angeles, queste immagini in bianco e nero e rigorosamente di due formati (28×35.6 cm e 100×150 cm) raccontano di luoghi abbandonati e dei dettagli epifanici che lo sguardo incontra nell’entrarvi in contatto; luoghi che sono memoria di un tempo passato, di un’industrializzazione che ha ceduto il passo alla tecnologia e che ha vissuto degli uomini che ne hanno costruito le cattedrali.
Spazi cupi, lasciati all’erosione del tempo, dove la luce, non più artificiale, attraversa le fenditure tra le mura e le finestre frantumate, creando liberi accostamenti di chiari e scuri che affascinano e spaventano allo stesso tempo. Un passaggio dalla rappresentazione della mera realtà a un mondo intimo, nascosto e metafisico, dove nulla è semplicemente quello che appare: realtà e sogno, emozione e intelletto, desiderio e repulsione. Stanze vuote e dall’eco rimbombante che diventano composizioni astratte, oggetti di fascinazione da esplorare in uno stato di estasi, un dreaming unconsciousness dove ciò che vediamo appare estremamente vicino e famigliare. Come nei suoi film, ciò che l’artista/regista ricerca dalle atmosfere oscure e sinistre, è quel mood to feel something that is unseen per dare inizio a un inspiring journey senza fine.
Concetti come beauty, mood e story fanno infatti da linee guida nelle realizzazioni di David Lynch, sempre al limite tra still life, immobile e invariabile, e moving image, eternamente altalenante tra il sogno/incubo e realtà. Queste opere sono documenti di storia contemporanea, testimonianza di quel mondo perduto che silenzioso continua a osservare il tempo scorrere diventando qualcosa di nuovo e inaspettato, un luogo magico che solo l’occhio aperto alla meraviglia può catturare. Fanno parte della mostra tre cortometraggi (Industrial soundscape, Bug Crawls e Intervalometer: Steps) e il film Industrial Symphony #1: The dream of broken hearted, quest’ultimo datato 1989 e che sottolinea la trasversalità di Lynch nella ricerca di coincidenza tra regia, suono e fotografia.

Dal 17 settembre al 31 dicembre
al Mast di Bologna
Info: www.mast.org

 

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