Chagall a Palazzo Reale

“Gli uomini frettolosi di oggi sapranno penetrare nella sua opera, nel suo universo?” questo si chiedeva Marc Chagall nel 1947, a proposito dell’arte dell’adorata moglie, ma questa rimane una domanda che è lecito porsi anche per la sua opera, quella di un artista che parla un linguaggio così universale da essere amato da tutti, giovani e vecchi, uomini e donne, intellettuali e non; da tutti conosciuto e riconosciuto e che tra gli artisti del ‘900, è rimasto fedele a se stesso pur attraversando un secolo di guerre, catastrofi, rivoluzioni politiche e tecnologiche.

La mostra Marc Chagall. Una retrospettiva 1908-1985 è ideata da Claudia Zevi & Partners e curata da Claudia Zevi con la collaborazione di Meret Meyer. L’esposizione vuole essere la più grande retrospettiva mai dedicata in Italia all’artista, con oltre 220 opere – prevalentemente dipinti, a partire dal 1908, data in cui Chagall realizzò il suo primo quadro, Le petit salon, fino alle ultime, monumentali opere degli anni ‘80 – che guideranno i visitatori lungo tutto il percorso artistico dell’autore, accostando, per la prima volta, opere ancora nelle collezioni degli eredi, e talvolta inedite, a capolavori provenienti dai maggiori musei del mondo, quali il MoMa, il Metropolitan Museum di New York, la National Gallery di Washington, il Museo Nazionale Russo di S. Pietroburgo, il Centre Pompidou, oltre a 50 collezioni pubbliche e private che hanno generosamente collaborato. All’interno di un rigoroso e completo percorso cronologico, la mostra si articola in sezioni, partendo dalle opere degli esordi realizzate in Russia, durante il primo soggiorno francese, e il successivo rientro in Russia fino al 1921. Con l’autobiografia scritta da Chagall al momento del suo definitivo abbandono della Russia, si apre il secondo periodo del suo esilio, prima in Francia e poi, negli anni ’40, in America, dove vivrà anche la tragedia della morte dell’amatissima moglie Bella. Con il rientro in Francia e la scelta definitiva di stabilirsi in Costa Azzurra, Chagall ritroverà il suo linguaggio poetico più disteso, rasserenato dai colori e dall’atmosfera del Midi. Una lingua unica, nata dall’assimilazione delle tre culture a cui appartiene: la cultura ebraica, la cultura russa e la cultura occidentale e unita al costante stupore di fronte alla natura, di fronte alle creature viventi che lo collocano più vicino a fonti medievali che a quelle novecentesche. La sua arte viene a costituire una sorta di metissage fra le culture e le tradizioni e nella volontà di fare della contaminazione un valore, dell’opera d’arte un linguaggio in grado di esprimere alcuni interrogativi a tutt’oggi irrisolti dall’umanità, sta la radice fondamentale della sua modernità.

Fino al 1 febbraio, Palazzo Reale, piazza Duomo 12, Milano; info: www.mostrachagall.it

 

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