Intervista con Perino & Vele

Roma

Nel cuore dell’antico ghetto romano è stata inaugurata mercoledì la mostra Handle with care, curata da Lorenzo Respi, che riunisce lavori della coppia di artisti campani Perino & Vele (Emiliano Perino, New York, 1973; Luca Vele, Rotondi, 1975), attivi dal 1994. Già dal titolo, in italiano Maneggiare con cura, si fa riferimento, non solo alla fragilità del materiale cartaceo dei lavori, ma, soprattutto, è suggerito di guardare le opere attentamente per andare oltre l’apparenza e riflettere sul senso più profondo di questo impasto mediatico. Amanti della cartapesta, prodotta artigianalmente attraverso la macerazione di quotidiani suddivisi a seconda della base cromatica, i due la usano come materiale privilegiato delle loro sculture. I lavori nascono dunque da un materiale di scarto che gli artisti modellano per assegnargli nuova forma e valore. La morbidezza formale delle loro sculture, dai colori tenui, occulta residui di voci, parole, memorie e testimonianze, informazioni perdute presenti sui vecchi giornali prima che il materiale fosse trasformato.
La loro è una ricerca artistica strettamente legata alla comunicazione e alla parola. Infatti, sotto la superficie seducente delle loro sculture si nascondono, tra i molti temi d’attualità: la condanna della violenza tra le persone, la disapprovazione dei test balistici sugli animali, la preoccupazione per l’inquinamento e le conseguenti mutazioni genetiche. Segnali di questo disagio si avvertono sulle superfici dei lavori crivellate da colpi di arma da fuoco, irte di punte acuminate e disseminate da segnali di pericolo.
I lavori, invece, appositamante realizzati per la galleria di Anna Marra, nascono ispirandosi al mito di Pandora. Nel racconto tramandato dal poeta Esiodo, si narra che Zeus aveva regalato alla giovane Pandora un vaso con la raccomandazione di non aprirlo. Ma la fanciulla curiosa lo schiuse, facendo uscire fuori tutti i mali del mondo che presto si sparsero per tutta la Terra. Solo la Speranza (Elpis) rimase nel fondo del vaso e da quel giorno assiste gli uomini nella loro esistenza.

In mostra vasi in vetroresina ricoperti di bitume nero sono posti all’estremità di pile tortili di fogli in cartapesta dai colori pastello. Composti, ordinati seguendo abbinamenti cromatici, come fiori spuntano dalle diverse superfici della stanza. Fogli come archiviati, ordinati dopo il caos, dove la scultura a terra “Grande Elpis” costituisce il nucleo dell’installazione. Scultura somigliante ad una figura umana, fa leva sull’importanza dell’uomo che, senza perdere la speranza (elpsi), può cambiare i fatti ed evitare il negativo. Come ben sottolinea Respi, nei lavori più recenti Perino & Vele ”ricercano nel nero profondo del contenitore un nuovo impulso alla creatività e un’alternativa per il nostro comune futuro”.

Abbiamo incontrato la simpatica coppia di artisti nella galleria romana, per una chiacchierata e scoprire di più di loro e della mostra.

L’ultima volta che avete esposto in una personale a Roma è stato tre anni fa. Siete soddisfatti di essere tornati? Cosa avete preparato per questa nuova occasione espositiva? «È vero l’ultima volta che abbiamo lavorato a Roma era il 2011, realizzando un’installazione per Edicola Notte, da H.H. Lim. Era lo stesso anno in cui abbiamo avuto importante personale a Milano, alla fondazione Pomodoro. Siamo veramente felici di ritornare nella capitale, come pure per ogni città in cui torniamo per lavoro, soprattutto di questi tempi. Qui da Anna Marra per questioni di tempo, non abbiamo portato tutti lavori inediti, visto che al momento siamo impegnati anche su altri fronti. Ma ci tenevamo molto ad esporre in questo spazio. Così per la prima sala presentiamo un istallazione site-specif , mentre nella seconda sono esposti lavori, degli ultimi tre anni, che consideriamo molto importanti. Insime al curatore, abbiamo scelto quelli più adatti al tema della mostra».

I lavori realizzati inediti, realizzati per questa mostra, fanno riferimento al mito del vaso di Pandora anche con un esplicito richiamo alla forma della ceramica classica. «Si, ripercorriamo il discorso iniziato alla galleria Artiago lo scorso anno. Anche in quell’occasione abbiamo realizzato una mostra tutta concentrata sullo stesso mito greco. Qui continuiamo il discorso, potremmo dire che qui da Marra, nella seconda sala abbiamo come liberato i diversi mali che affliggono il mondo».

Lavorate in un piccolo paesino campano, dove precisamente? Come portate avanti il vostro lavoro da un luogo così al margine? «Lavoriamo a Rotondi (Av), in valle Caudina, in un pese di 3mila abitanti. Proprio la scorsa settimana abbiamo inaugurato una mostra su via Varco, che ormai è diventata una sorta di factory della Campania. Perché Rotondi, nonostante sia un piccolo centro, ha ben cinque studi d’artista. Dopo di noi si sono aggiunti i fratelli Perone, Eugenio Giliberti, Umberto Manzo e non dimentichiamo che è il paese di Luigi Mainolfi. La regione Campania, incuriosita da ciò che sta succedendo ha deciso di investire dei soldi in un progetto, una mostra diffusa nel paese, a cui sta accorrendo un numeroso pubblico. Inoltre, a distanza di venti chilometri da Rotondi c’è Paladino a Paduli, a venti c’è Nicola de Maria. Ma non abbiamo una galleria, ne apre una ogni tanto ma poi chiude. Non c’è collezionismo!».

È da sempre che lavorate utilizzando la cartapesta ricavata da quotidiani e locandine che suddividete e riutilizzate anche per il loro colore specifico. Come vi procurate le grandi quantità di carta, materia prima delle vostre sculture? «Ormai tutti sanno che utilizziamo i giornali e la gente ce li porta direttamente in studio. Con la crisi però è difficile recuperare alcune testate, per esempio diviene sempre più arduo riuscire a trovare il quotidiano “Italia Oggi”, quello di colore verde. Poi ci divertiamo a recuperare i biglietti della lottomatica, i volantini dei supermercati, i manifesti delle elezioni, o i fax simili delle schede elettorali. Di norma mettiamo, nelle didascalie dei lavori, il titolo della testata giornalistica prevalentemente utilizzata. Per quanto riguarda il colore giochiamo anche sul tempo di essiccazione della carta, per ottenere dei colori differenti».

Collaborate dal 1994, quindi quest’anno festeggiate i 20 anni dell’unione artistica. «Si è da vent’anni che dura il nostro sodalizio. Anticipiamo che festeggeremo, con un lavoro site specific al Madre di Napoli. Perché al Madre, pur essendo campani, napoletani, caudini, partenopei, sanniti e pini… Non abbiamo mai fatto nulla… E così festeggeremo pubblicamente li».

Fino al 31 luglio 2014
Anna Marra Contemporanea, via di San’Angelo in Pescheria 32, Roma
Info: www.annamarracontemporanea.it