Greenhouse talk alla Biennale

Uno degli eventi più interessanti che affiancano la quattordicesima Biennale dell’architettura di Venezia è sicuramente Greenhouse talk, un dittico di appuntamenti per conversare con grandi esperti sul futuro dell’architettura, in piena sintonia con l’ispirazione della Biennale che inaugura il 7 giugno. Non a caso la quattordicesima edizione della kermesse veneziana, per volere lungimirante del direttore artistico Rem Koolhaas, è dedicata al tema dei fondamentali della disciplina e promette un’intensa vocazione alla ricerca, mettendo in ombra per una volta il protagonismo delle archistar per offrire un’apertura inedita ai talenti giovani e un’attenzione massima ai progetti e alle idee dei paesi emergenti del pianeta.

Dopo il successo della prima edizione di Greenhouse talk nel corso della Biennale del 2012 tornano così, fino al 6 giugno, le tavole rotonde promosse dall’Ambasciata del regno dei Paesi Bassi, che si tengono alle nove di mattina nell’Hotel Monaco & Grand Canal per riflettere su due questioni centrali. La prima si propone di indagare come si modificano le istanze dell’architettura alla luce dei grandi mutamenti storici e geopolitici, o del mercato mondiale e in particolare come può configurarsi il futuro della professione, a fronte della crisi dell’edilizia, degli sconfinamenti nelle competenze sempre più ricorrenti, degli effetti della globalizzazione e delle nuove energie che provengono incalzanti dall’Est del mondo. La tavola rotonda, in una location raccolta ed esclusiva, vede protagonisti relatori d’eccezione: Joe Osae Addo, progettista del Ghana, un paese che mostra un crescente interesse allo sviluppo dell’arte di costruire; Bijoi Jian, dal prestigioso Mombay studio in India; due architetti che rappresentano la progettualità del Cile come Mauricio Pezo e Sofia von Ellrichshausen; dall’Olanda arrivano le riflessioni di Daan Roosegaarde e Nanne di Ru della Powerhouse company di Rotterdam; per l’Italia partecipa Cino Zucchi, curatore designato dal Mibact per il Padiglione Italia della Biennale, con l’esposizione dal titolo Innesti- Grafting; Ma Jansong dal Mad architects di Beijing in Cina. Ognuno degli ospiti ridisegna il profilo della professione di architetto spiegando le proprie idee attraverso i lavori più recentemente realizzati.

Il secondo giorno di conversazioni è consacrato alla rappresentazione dell’architettura, una pratica sempre più diffusa, che attraverso mostre, retrospettive, pubblicazioni, biennali e altre forme di racconto, cerca di documentare il percorso creativo e costruttivo che porta ai grandi lavori architettonici. Si tratta di una strategia che avvicina sempre più cultori della materia o semplici cittadini alla complessa officina dell’arte della costruzione, nella misura in cui quest’ultima riflette le istanze e le trasformazioni della società. A formulare domande e cercare risposte saranno esponenti significativi che provengono da diverse latitudini ed esperienze professionali nel mondo: Pippo Ciorra, curatore con una variegata produzione di mostre al Maxxi di Roma; Aric Chen, curatore di design e architettura di M + Hong Kong museum; Reiner de Graaf, partner dell’Amo, controparte dedita alle ricerche dell’Oma di Rotterdam, il grandioso studio fondato da Rem Koolhaas, che ha all’attivo progetti di architettura e design in più di 35 paesi; dai Paesi Bassi Ole Bouman, Guus Beumer e Michelle Provoost; Giovanna Borasi dal Centro canadese per l’architettura di Montreal.

Cosa ne sarà dell’Architettura in un orizzonte non più eurocentrico? Quali strade intraprenderà la rappresentazione dell’architettura, che negli ultimi anni è stata protagonista di originali percorsi espositivi, ideati apposta per condurre i suoi visitatori nei meandri di un progetto architettonico, svelandone il potenziale e le finalità?.Non si tratta di questioni riservate agli adepti ma di temi sensibili per tutti, perché riguardano la sostenibilità delle nostre città, la piacevolezza dei paesaggi quotidiani e l’ergonomia delle nostre abitazioni.