Street art a Catanzaro

La street art è nata così: ho qualcosa da dire, devo dire qualcosa, la dico, ma cade insieme alle mille altre parole di ogni giorno. Allora la scrivo, nessuno la legge. Così la scrivo più grande, anzi la scrivo sui muri, scrivo così bene che è impossibile passarci davanti e fare finta di niente. Come ogni altro genere d’espressione artistica la street art poi ha intrapreso un cammino che l’ha portata a diventare altro. Il festival di strada ALT!trove, alla sua prima edizione, invece sembra rimettere su quel legame con le origini della disciplina. Sarà che il festival è a Catanzaro, terra che definire difficile sarebbe comunque non dire tutta la verità; sarà che è organizzato da catanzaresi, scappati e poi tornati per non lasciare la città come l’avevano trovata; sarà che per la manifestazione sono riusciti a mettere insieme grandi nomi della street art (da Moneyless a Sbagliato); sarà che all’ultima domanda della nostra intervista hanno risposto: «Alt! guarda ciò che hai davanti, fermati a pensare e impegnati per costruire il tuo altrove, questo è il messaggio del festival»; sarà per tutto questo che crediamo che ci sia di più della canicola stampata sopra uno scalcinato muro, per dirla con il poeta. A rispondere alla domande sono Edoardo Suraci e Vincenzo Costantino, rispettivamente ideatore e curatore e project manager di ALT!trove.

Prima edizione del festival, come è nata l’idea e perché fra tante discipline artistiche avete scelto proprio la street art?

«L’idea parte sicuramente dalla passione per la street art. Notare nelle didascalie delle foto dei vari festival i nomi di piccole cittadine italiane ed europee mi ha fatto pensare: perché non realizzarlo nella mia città?. Catanzaro, purtroppo o per fortuna, si sposa benissimo con questa forma d’arte: grigio cemento diffuso, edifici fatiscenti e in pessimo stato manutentivo».

Come si svolge il festival e quali artisti partecipano?

«Il festival è stato volutamente organizzato in un tempo ristretto rispetto agli eventi simili. Realizzare 11 muri in 10 giorni significa dare un colpo forte alla città e ai cittadini, che domenica 11 maggio penseranno di trovarsi altrove. Inoltre, sfruttando 2 weekend ravvicinati possiamo muovere ragazzi e meno giovani con i tanti side events in programma: incontri culturali, workshop di writing, graffiti jam, cinema all’aperto, aperitivi con live painting e party di chiusura. Tantissimi di questi satellite saranno nella nostra Casa ALT!rove, in pieno centro».

Artisti internazionali e locali, in base a cosa avete chiamato chi e come hanno accolto la proposta?

«Volevamo realizzare un evento di portata internazionale. Per farlo, servivano quegli artisti che oggi rappresentano un’eccellenza in Italia e all’estero: 2501, Moneyless, Sbagliato, Run, Martina Merlini, Tellas, Ciredz. A essi non potevamo non accostare chi in Calabria fa arte con una qualità assoluta: Domenico Romeo, Bue2530, G Loois, DMS e Massimo DIM Sirelli hanno lasciato il loro segno in tutta Italia. Il progetto è piaciuto da subito e soprattutto i locals credono nelle potenzialità di questa terra dimenticata e non vedono l’ora di cominciare».

Ci puoi raccontare qual è il contesto artistico di Catanzaro e cosa vi ha spinto a promuovere questa manifestazione proprio qui?

«La città è piena di piccole realtà che creano e promuovono arte e cultura, però spesso non hanno il seguito che meritano. Inoltre, negli ultimi anni, importanti iniziative hanno avvicinato la città all’arte contemporanea, a esempio il museo Marca che ha portato artisti del calibro di Daniel Buren e Agostino Bonalumi, quest’ultima esposizione ancora in corso. Perché a Catanzaro? Perché è la nostra città e anche se viviamo fuori da tanti anni ne siamo ancora innamorati».

Che ritorno vi aspettate in termini di visibilità per un evento del genere in una città come Catanzaro?

«Siamo sicuri che con ALT!rove si parlerà tanto di Catanzaro, e in maniera positiva».

I finanziamenti per l’evento sono stati raccolti da una campagna di Crowfunding che ha messo insieme 560 euro su 5mila richiesti. La domanda sorge spontanea, come siete riusciti a finanziare l’evento?

«Abbiamo parlato con la gente, gli abbiamo spiegato cosa volevamo fare e abbiamo cercato di trasmettere loro il nostro l’entusiasmo. I riscontri che abbiamo avuto sono stati eccezionali, era come se le persone con cui parlavamo non aspettassero altro che una scintilla per mettersi in gioco, ognuno con le sue possibilità: diversi imprenditori hanno dato un contributo economico, un carico di vernici impressionante ci è stato donato, l’agriturismo che ospita gli artisti si è offerto di farlo gratuitamente, il proprietario del palazzo che ospita la sede indoor del festival Casa ALT!rove, idem. Tanti ragazzi già attivi in città stanno collaborando alla realizzazione del festival e ogni giorno aumentano i volontari della task force ALT!rove. L’operazione di crowdfounding si è conclusa, ma stiamo continuando a ricevere donazioni e, ad oggi, il budget è quasi triplicato».

I muri sono stati autorizzati? Come è stata l’accoglienza delle istituzioni e dei cittadini?

«L’immediata disponibilità da parte delle istituzioni ci ha sinceramente colpito, così come la partecipazione dei cittadini. L’amministrazione ha da subito capito l’importanza sociale a culturale del festival dandoci pieno appoggio e autorizzando le location per il painting».

La street art è una forma d’arte impegnata socialmente. Il festival si svolge in Calabria, una terra tormentata da problematiche sociali. Qual è in tal senso il messaggio che il festival vuole dare?

«Credo che il problemi sociali, forse padri di tutti gli altri, siano l’apatia e la rassegnazione allo stato attuale delle cose. A partire dal nome, il messaggio del festival è proprio questo: Alt! guarda ciò che hai davanti, fermati a pensare, pensa che potrebbe essere altro e impegnati per costruire tu stesso il tuo altrove».

Fino al 10 maggio; Catanzaro, varie sedi; info: www.altrovefestival.it

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