Axel Hütte a Modena

Axel Hütte, in mostra fino al 29 giugno nella fondazione fotografia di Modena, è un tipico esempio di fotografo tedesco. Strana abilità quella dei crucchi con macchinetta che a prescindere dalle epoche storiche si ritrovano uniti in un comune obiettivo: documentare tutto nella maniera più fredda possibile, senza pietà, senza poesia. Prendiamo, per fare un esempio, Agust Sander. In quanti modi si può fotografare una persona? Sander ha scelto il più oggettivo possibile, soggetto senza posa, in piedi e sguardo in camera. Sono 60 le persone rappresentate in quel libro (People of the Twentieth Century) e mai una volta si è spezzato lo schema: tutti senza posa, in piedi, sguardo in camera. Poi prendiamo loro, assunti a mentori di un’intera generazione di fotografi tedeschi: i coniugi Becher. Quante cose ci sono da fotografare nel mondo? I Becher hanno scelto le più (o fra le più) impersonali: rovine industriali. Come se non bastasse hanno pensato bene di esporle in rigide griglie. Avanti, Thomas Ruff. Quanti modi esistono per fare un ritratto? Ruff ha scelto di mettere i suoi non modelli su sfondi neutri, con una luce neutra che una foto tessera fatta in stazione è meno neutra. E poi lei, Candida Hoffer. Quanti modi esistono di fotografare uno spazio? Hoffer lo fa in modo che ogni cosa davanti al suo obiettivo prenda il sapore di un’asettica stanza d’ospedale. Inutile specificarlo, sono tutti tedeschi e Hütte non è l’eccezione che conferma la regola.

L’esposizione modenese presenta due percorsi diversi. Il primo, fotografie scattate durante il suo viaggio dalla Germania all’Italia come ai bei vecchi tempi del grand tour. Il secondo, fotografie su Venezia. Fantasmi e realtà è il titolo della personale, titolo che perfettamente racchiude il lavoro del fotografo. Vive infatti in questo contrasto l’intera produzione di Hütte, paesaggi così reali e contemporaneamente così perfetti da sembrare finti, irreali, onirici. Nessuna traccia umana e la nebbia che potrebbe nasconderla in realtà è una conferma: nessuno è mai stato qui, neanche io, sembra dire il fotografo. Altre volte, delicate presenze umane a mo di fantasmi, si fondono nel paesaggio, tiepidi riflessi in uno stagno dal verde di ghiaccio.

Lontano anni luce dagli stessi temi che interessano un altro fotografo presente nello stesso spazio nella mostra parallela a quella di Hütte: Modena e i suoi fotografi. Parliamo, va da se, di Luigi Ghirri. Quanti modi esistono di fotografare un paesaggio? Ghirri sceglie i colori più caldi, l’inquadratura ricercata (ma non te ne accorgi subito) e tutto, se in Hutte sembra eterno, in lui sembra morente.

Fino al 29 giugno; fondazione fotografia, via Pietro Giardini 160, Modena; info: www.fondazionefotografia.org