Ermanno Tedeschi, è primavera

Nei vocabolari della contemporaneità, esistono molteplici forme di interazione espressiva che infrangono i limiti tradizionali entro i quali si esprime un determinato stile confacente al proprio progetto veicolare. Ha inaugurato lo scorso 2 aprile la mostra collettiva Spring show negli spazi della Ermanno Tedeschi gallery di Roma, un dialogo serrato tra differenti visioni estetiche e concettuali in cui lo spettatore può inoltrarsi con una logica che stimola nuovi confronti. Il percorso si avvia attraverso le installazioni luminose di Giovanni Albanese. L’iridescenza evocativa si configura come una volontà di scardinare figure archetipe della memoria per sondare la realtà attraverso un filtro estetico che dona all’immagine una nuova forma di fascinazione. Attraverso la fonte luminosa si innescano procedimenti della visione, una maniera inedita di catturare l’attenzione, di dirottare lo spettatore in un sentiero mnemonico. La fragilità dei lavori di Olivia Magnani si esprime nella delicatezza trasparente dei supporti, vi è un senso di inafferrabile e di effimero nei fiori che l’artista realizza, una caducità della materia che sopravvive al tempo e che germina inevitabilmente il fascino di un’astrazione interiore, frutto di un viaggio attraverso il proprio inconscio. Moshe Gordon è un artista dalla tecnica minuziosa. Nei suoi gesti ripetitivi che producono centinaia di piccoli rotoli cartacei compone un universo scevro da ogni logica contestuale. I ritagli di giornale, le bustine degli involucri, da the costituiscono l’eterogeneità di un dialogo, costruiscono una realtà multiforme dove la sapienza della creazione risiede nel modellare la materia affinché possa diventare lo strumento privilegiato per descrivere l’autenticità di un ordine spaziale.

Le opere di Cristiano Petrucci, costituite da semplici palline da ping pong, riflettono la necessità dell’artista di edificare architetture ardimentose che parlano di un futuro imminente. L’utilizzo del supporto luminoso al led genera nuove prospettive, in una costante ricerca di un linguaggio contemporaneo in cui risiede una perfetta connessione tra equilibrio strutturale plastico e realtà circostante. La pittura di Nicola Bolaffi è contraddistinta da un’intensa gestualità resa evidente dalla forte impronta di ogni stesura di colore. Le cromie sature, a tratti violente, distruggono la nozione di spazio, rendono la superficie pittorica un ambiente meramente ottico. Non vi è più alcuna illusione di profondità, il colore è puro, vero, steso senza compromesso, senza la presunzione di dissimulare una realtà materica composta da un universo il cui principale scopo è eliminare ogni elemento costitutivo del dipinto. Il tessuto metropolitano appare essere il concetto d’elezione su cui riflette Dan Rec. Le sue opere si ispirano alla vibrazione energizzante delle città, riflettono e si misurano con la contemporaneità. Immersi nel presente i lavori dell’artista generano diverse espressioni speculative riconducibili a un certo tipo di grafica nata in seno alla pubblicità che racconta le gesta di una mitologia urbana. L’invenzione di nuove forme, l’utilizzo di eterogenei materiali, la gestualità dello stile, ogni singolo elemento è portatore di verità, il progetto collettivo diviene quindi una comunione di intenti nella ricerca di incastonare variegate realtà espressive che donano all’arte forme di invisibile elezione materica.

Fino al 9 maggio, Ermanno Tedeschi Gallery, via del Portico d’Ottavia 7, Roma 00186 Italia, www.etgallery.it

 

Articoli correlati