L’arte di strada di Jr

Il gioco è facile e quasi sempre vale la candela. Fare uscire l’arte dai musei (ah, il buon vecchio Marinetti) per piazzarla in mezzo alla gente. Se tu non vai al museo è il museo che viene da te. Ecco il principio base della street art di seconda generazione (la prima, l’originale era pura critica sociale). Ora lo street artist sa che il suo lavoro può essere arte, così viene interpretato e per questo messo dentro le gallerie più cool del pianeta. Lo scopo, in ogni caso, rimane alto: far vedere a chi di solito non vede cose che altrimenti non avrebbe visto. Difficile far finta di niente se la mattina ti svegli e il tuo vicino di casa, dall’altra parte del tuo balcone, invece del classico rosso laterizio ha un poster gigantesco in bianco e nero attaccato sulla facciata. Tu sei felice, forse il tuo coinquilino meno, e lo street artist è riuscito nel suo scopo. Bene, è questo quello che fa anche uno degli street artist più noti del momento Jr.

Nato in Francia nel 1983, l’artista, che preserva la sua identità che neanche Banksy, è ora in mostra, per una personale a mo’ di riassunto della sua carriera, al museo tedesco Frieder Burda (costruito tra l’altro da Richard Meier) di Baden. Nelle austere e asettiche sale museali viene ripercorsa la carriera di Jr, nato come classico writer alla fine degli anni Novanta e, dopo aver trovato una macchinetta fotografica nei vagoni della metro parigina, scopre la fotografia. Unire la nuova con la vecchia passione è un passo cortissimo e così cominciano gli ingrandimenti dei suoi scatti, trasformati in poster e poi attaccati sui muri della città. Ieri come ora sempre in bianco e nero. Il suo primo progetto dove collauda questa nuova tecnica è Expo 2 Rue ma è con Portrait d’une generation del 2004 che comincia a farsi conoscere dal pubblico. Jr fotografa giovani delle malfamate periferie parigine e attacca le gigantografie dei ritratti sui muri e sui tetti delle banlieu. I suoi interventi illegali, disturbano i cittadini ma rivelano una realtà scomoda subito fuori le porte di Parigi. I suoi poster vengono tolti in pochi giorni ma è poi il comune della ville lumiere a renderli legali e spinge l’artista a riposizionarli. Il più è fatto.

Face2face del 2007 è una provocazione che spinge a ragionare sull’identità religiosa e umana delle persone. Jr vola in Palestina, scatta qualche foto sia agli israeliani che ai palestinesi chiedendogli di esprimere un’emozione qualsiasi davanti l’obiettivo, sia ridere, sia piangere o qualunque altra cosa. Come suo classico illegalmente attacca le 41 foto delle due diverse religioni faccia a faccia sui muri di separazione religiosa. Sull’intervento è stato girato anche un film, Faces, che ha avuto un ottimo riscontro di critica vincendo numerosi premi in festival francesi e no. Concetto simile per il lavoro del 2008, Woman are heros, dove Jr sceglie la favela Moro in Rio de Janeiro per il suo intervento. L’agglomerato di baracche che si tira dietro droga e violenza è perfetto per rivalutare il ruolo della donna in quel mondo selvaggio, colonna portante della vita brasiliana ma prima vittima di attentati e criminalità. L’artista sceglie di fotografare le donne della periferia per poi con quei ritratti decorare le baracche e le case di Moro donando una faccia e un’identità precisa a chi solitamente resta in ombra e per questo viene offesa. Continua su questo filone fortemente legato all’identità e al territorio la carriera di Jr, filone al quale è possibile far rientrare anche Los Surcos de la Ciudad dove l’artista prende in esame gli anziani della città cilena Cartagena portatori di una memoria storica che traspare non solamente dai loro racconti ma anche sul volto segnato da rughe e cicatrici. Questi due ultimi progetti sono stati poi ripetuti altri paesi e città.

Le cose cambiano con Unframed del 2010 dove Jr, sotto invito del festival Images di Vevey in Svizzera utilizza non più le sue fotografie ma scatti di maestri della luce come Cartier Bresson, Capa e Man Ray che per l’occasione vengono stampati in formato gigante e affissi in giro per la città. Dalla Svizzera il progetto migra a San Paolo, a Marsilia, Washington e Grottaglie. Un altro passo avanti viene fatto per Inside Out dove Jr dopo aver rinunciato alle sue fotografie rinuncia anche agli scatti dei gradi fotografi e lascia fare il lavoro sporco al suo pubblico che dopo essersi scattato una fotografia la invia all’artista che la stampa e la rimanda indietro al destinatario che così è libero di attaccarla dove vuole. Tutti i ritratti rimangono archiviati nel sito e dal marzo del 2011, da quando il progetto è partito, sono stati stampati oltre 100,000 poster sparsi in 108 paesi. È il meglio di questi progetti che viene messo in mostra a Baden che per l’occasione è stata anche invasa dai poster di Unframed.

Fino al 29 giugno, museum Frieder Burda, Baden; info: www.museum-frieder-burda.de