Premio Arte Laguna

Il premio Arte Laguna (qui i cinque vincitori) è, come amo ricordare, una posizione di osservazione privilegiata sul mondo dell’arte e, a tratti, sulla realtà. Da questa posizione, infatti, si può guardare il mondo dell’arte contemporanea nella sua completezza, nei suoi aspetti più spontanei, non solo nella sua accezione ultra patinata delle fiere internazionali e delle grandi gallerie, ma anche quella minima e minimale delle esperienze più autonome e, talvolta, più coraggiose: un mondo che copre il globo terraqueo e che si declina in centinaia di lingue e di accenti. Da questo mondo vivo, energico, sembra arrivare la risposta di una ripresa, necessaria ed auspicata, di una forza generatrice, di un desiderio di riscatto e di fiducia nell’essere umano. Nonostante tutto, nonostante crisi economiche, dissesti socio politici, gli artisti ci sono e sono vivi e creativi, e credono nel fare arte come in una forma di espressione pura, sincera, che diviene un monito per la nostra sopravvivenza. Scorrendo le migliaia di opere che sono state iscritte al premio, con un lavoro che ha impegnato la giuria per mesi, si ha un resoconto di sapore a tratti sociologico delle paure, delle speranze, e dei desideri dell’umanità, una cartina tornasole di quello che è contemporaneo nel senso più letterale della parola.

L’incertezza per il ruolo della donna, che emerge preponderante nei lavori degli artisti provenienti da paesi dove la situazione femminile è difficile e caratterizzata dalla privazioni sistematica di alcuni fondamentali diritti, fa da contraltare a una ricca di schiera di lavori che trattano della condizione infantile e del lavoro minorile. L’angoscia per una natura violentata e stravolta sembra essere tema comune a molti, ma con una punta rilevante in area asiatica, dove l’eredità emotiva di Fukushima è ancora forte e percepibile. D’altra parte, la ricerca d’identità dell’essere umano che, sia esso uomo, donna, transgender, migrante o migrato, sembra influenzare in maniera forte il lavoro di artisti provenienti da tutto il mondo, quasi fosse un fil rouge che collega le situazioni più diverse e disparate. Questo non deve, però, far pensare che in generale si percepisca solo un senso di angoscia o di drammaticità, e che le tematiche trattate siano solo frutto di un disagio, perché anche il compiacimento per la bellezza, la ricerca di nuove dimensioni interiori o la forza intrinseca del vivere sono realtà molto amate e molto studiate. Mille temi, mille suggestioni, mille modi ma, soprattutto, una forte volontà di crescita che è caratterizzante di un senso di vita, non solo di sopravvivenza.

Il premio è un affresco lirico e poliedrico di quello che vuol dire essere artista a tutti i livelli ed in tutte le parti del mondo e, proprio per la sua complessità, non ci sono realmente vincitori o vinti, ma soltanto le proposte di un gruppo di osservatori del mondo dell’arte che cerca di ricostruire i frammenti ed il senso iconografico di questo affresco. I percorsi di lettura e i criteri di scelta possono essere variabili e strettamente connessi alle singole personalità che si mettono in gioco, offrendo la propria professionalità alle migliaia di domande e migliaia di sollecitazioni che sono intrinseche nelle opere presentate in concorso. La mostra finale è il risultato di questo cercare di dipanare la matassa, di questo tentativo di comprendere, ordinare, storicizzare, una realtà che, in molti casi si presenta complessa e sfuggevole. Questa mostra è un omaggio a tutti gli artisti che hanno partecipato al premio, gli artisti selezionati ma anche a quelli non selezionati, perché il loro lavoro, nel suo complesso e nella sua interezza è un imperdibile testimonianza della nostra contemporaneità ed un gioioso urlo di speranza per il futuro.