Tra Carità e Vanità

Verona

Tra Carità e Vanità, 1713 – 2013 trecento anni d’arte, San Filippo Neri a Verona. La mostra, promossa e organizzata dai Padri della Congregazione dell’oratorio di San Filippo Neri di Verona e dalla Soprintendenza per i beni storici artistici e etnoantropologici di Verona, Rovigo e Vicenza in collaborazione con il museo civico di Castelvecchio, l’università di Verona e il museo Diocesano di San Fermo Maggiore, celebra i trecento anni di presenza della Congregazione a Verona, nello storico quartiere dei Filippini attraverso un itinerario spirituale che coinvolge in pieno anche la figura del santo. Filippo Romolo Neri nasce a Firenze nel 1515, sacerdote, si trasferisce a Roma dove morì nel 1595. Concentra la propria missione evangelica in una città in quel momento storico corrotta e pericolosa, tanto da ricevere l’appellativo di ”secondo apostolo di Roma”.
Raduna attorno a sé ragazzi di strada, avvicinandoli alle celebrazioni liturgiche e facendoli divertire, cantando e giocando senza distinzioni tra maschi e femmine, in quello che sarebbe divenuto l’Oratorio, proclamato come vera e propria congregazione da papa Gregorio XIII nel 1575. Per il suo carattere festoso, fu anche chiamato il ”giullare di Dio”, alla sua vita e ai suoi detti sono ispirati State buoni se potete, film del 1983 di Luigi Magni, un omomimo album del cantautore Angelo Branduardi, colonna sonora del film stesso, e uno sceneggiato televisivo del 2010, Preferisco il Paradiso, interpretato da Gigi Proietti.

L’esposizione nasce nell’atrio della casa dei Padri dove troviamo tra le numerose opere una ben conservata Bolla papale di Benedetto XIII del 1713, il ritratto del conte Giuseppe Venier di Carlo Ferrari detto il Ferrarin per poi continuare lungo stanze e corridoi fino alla sagrestia coinvolgendo a pieno anche la Chiesa dei Padri Filippini. San Filippo Neri è immortalato in un ritratto di Carlo Maratta che apparteneva alla collezione privata della potente famiglia romana dei Colonna e in una tela di Domenico Zorzi, creduta persa dopo l’ultima guerra e invece ritrovata a Pozzolengo nel bresciano. Opere, per la maggior parte inedite e inaccessibili al pubblico se non in questa occasione, ora sono in mostra all’interno di teche a testimonianza della fede e della spiritualità dei Padri della Congregazione e basata sul culto dell’Eucarestia e sulla devozione alla Madonna. Proprio del santo fondatore è presente una rarissima reliquie del camice in lino del XVI secolo insieme alla serie di quarantuno stampe che ne ripercorrono la vita già parte di un volume stampato a Venezia nel 1793. Tutte acqueforti di Innocenti Alessandri e Pietro Antonio Novelli, osservabili lungo un corridoio lastricato di marmo sotto cui si trovano le tombe di grandi e importanti famiglie scaligere come i Nogarola e i Pindemonte.
A confronto 38 dipinti, dalla splendida pala di Giuseppe Buffetti ai piccoli ritratti su rame senza dimenticare Il sacro cuore di Gesù, tela del giovane Giovanni Battista Caliari figlio del più noto Paolino. Un tema spesso riproposto dell’artista ma nel dipinto dei Filippini si nota una freschezza esecutiva che ne fa una delle sue prove più convincenti. Del Paolino Caliari invece una curiosa Crocifissione del 1816, l’iscrizione sulla cornice afferma in modo circostanziato il valore testimoniale dell’opera, realizzata su modello della celebre Crocifissione affrescata da Jacopo Bellini nel 1436 nella cappella dedicata ai Santi Zeno e Nicolò della cattedrale di Verona e andata distrutta durante lavori di ristrutturazione del 1759. Nella sala degli argenti ventidue lavorazioni di oreficeria sacra per lo più databili dal XVII al XIX secolo.
Di particolare interesse un turibolo e una navicella ottocenteschi, dello stesso periodo un piatto da parata mentre del settecento una croce di processione e una stauroteca. Il percorso non si limita ad una nuda e cruda presentazione ma diventa una visita-studio con pannelli che raccontano le realtà esposte all’interno di quel mondo religioso che ne ingloba anche la stessa carità e vanità. Come la storia dell’edificio, la minuziosa e dettagliata descrizione dei paramenti e colori liturgici o un vocabolario della terminologia religiosa. Informazioni molto utili per osservare diciotto manufatti tessili tra i quali spicca un prezioso piviale con inserti dipinti dal veronese Agostino Ugolini. Presenti nella chiesa anche due preziosi angeli di Luigi Sughi del 1805, delle meravigliose sculture di legno intagliato e dorato. Inoltre in occasione dell’esposizione è eccezionalmente esposto al pubblico, per la prima volta, il registro di matrimonio con le firme di Maria Callas e Giovanni Battista Meneghini che proprio nella chiesa dei Filippini celebrarono le loro nozze il 21 aprile del 1949.

Tra carità e vanità
fino al 5 aprile
Casa dei Padri Filippini
via Filippini 16 Verona
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