Agostino Bonalumi

catanzaro

La mostra analizza l’evoluzione dialettica che caratterizza il percorso di Agostino Bonalumi sempre teso verso l’affermazione di soluzioni rigorose e mai ripetitive evitando che lo stile, inteso come cliché, possa prendere il sopravvento. «Da quì, scrive l’artista, la drammaticità dell’arte, la pena del dubbio, che non cessa col risolversi della ricerca nella forma». L’intero percorso viene proposto attraverso una scansione per decenni che giunge sino al 2009 in una mostra che analizza «il vero e proprio alfabeto bonalumiano», secondo le parole di Gillo Dorfles, che ebbe l’occasione di occuparsi per la prima volta della sua ricerca nel 1958 in occasione di una mostra alla galleria Schwarz di Milano. Nell’ambito di una rassegna così concepita, sono molte le occasioni per ammirare opere molto rare come Bianco del 1969, la grande installazione di nove metri, divisa in 13 pannelli. Si tratta di un lavoro realizzato per la mostra alla galleria del Naviglio di Milano organizzata quell’anno e da allora mai più esposta. Sempre nel 1969 la galleria del Naviglio ha presentato un’altra opera in mostra di particolare significato, Rosso, scultura in vetroresina e smalto di quasi due metri che non è mai più apparsa in pubblico. Tra le opere storiche, va ricordata anche Rosso del 1967 (240×200 centimetri) presentata alla Biennale di Venezia del 1970 nell’ambito della sala personale dedicata a Bonalumi. Anche quest’opera non è mai più stata presentata al pubblico. E, a proposito della Biennale, la mostra fa riferimento anche alla prima partecipazione dell’artista alla kermesse veneziana nel 1966. A ricordare questo evento viene esposto Bianco del 1966, un’opera con due tondi che s’incrociano presentata per la prima volta in quell’occasione e immortalata da una celebre immagine fotografica di Ugo Mulas che ritrae Bonalumi dietro a quel quadro. Tra le tante testimonianze emblematiche della rassegna, viene proposto Rosso e nero, un capolavoro del 1968 proveniente dalla collezione Vaf-Stiftung e diventato per molti mesi una delle maggiori attrattive della mostra La magnifica ossessione proposta al Mart di Rovereto. La caratteristica specifica di questa grande opera di due metri e mezzo di altezza è l’uso del ciré, un materiale elastico, traslucido con un effetto quasi pop che Bonalumi aveva scoperto in America nel 1967. E’, poi, dal 1973, quando è stata presentata a Volterra, che non si ha più la possibilità di ammirare Blu del 1968 in legno e vetroresina di tre metri d’altezza che sperimenta la relazione tra pittura e scultura.

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