Stravinskij al Maxxi

Fino al 12 aprile, il Maxxi il sabato sera diventa’attrazione romana da non perdere. Grazie alla sinergia tra il conservatorio di musica Santa Cecilia e il museo, si aggiunge all’offerta del polo culturale di via Guido Reni una ricca stagione di concerti. Sabato sera è stata la volta di Historie du Soldat di Igor Stravinskij, azione mimata con voce recitante, due danzatori e sette strumenti, su testo di Ramuz del 1918 e della prima assoluta di Attraverso la lente, del compositore di musica elettronica Giuseppe Silvi.

L’idea di gemellare le due istituzioni è nata dal Museo delle arti del XXI secolo, per incrementare gli eventi performativi e consentire ai visitatori di passare una serata in cui alternare la rassegna cinematografica o la musica dal vivo alle visite delle mostre in corso, al costo del solo biglietto di ingresso. Inoltre un nuovo corso del conservatorio di musica, avviato dal neodirettore Alfredo Santoloci, ha accantonato il divismo dei navigati maestri e messo sempre più al centro gli allievi, spesso protagonisti di esibizioni in contesti esterni alla scuola, in cui testare i risultati dei loro studi. Sabato scorso, difatti, la prima composizione in programma è stata il lavoro di un giovane allievo del corso di composizione elettroacustica, sotto la cui lente di ingrandimento del musicista ha posto il pianoforte. A differenza dei musicisti classici, chi si cimenta nella musica elettronica ha grande attenzione e attrazione per l’aspetto artigianale e pratico della musica. Nessun pianista solitamente esplora lo strumento osservandone la cassa armonica. Cosa che invece ha fatto Giuseppe Silvi che, guardando i dettagli della meccanica e testandone i timbri possibili, ha deciso di integrarli e superarli con sintetizzazioni elettroniche. Rinunciando a raccontare la totalità del pianoforte, si è invece concentrato sui dettagli, attraverso la tecnica compositiva della convoluzione. Ha elaborato le note per mettere a frutto il laboratorio iniziato in conservatorio e poi ottimizzato nella sala del Maxxi, spazio dalla resa acustica difficile, ma affascinante.

È seguita l’opera da camera Histoire du soldat di Strawinskij, scritta nel pieno della Grande guerra, quando il compositore era fuggito dalla Russia in cerca fortuna per il mondo. L’ispirazione di un artista non ammutolisce di fronte all’orrore bellico, ma ne trae linfa, sperimentando nuovi linguaggi. È un’opera di musica da strada, composta in tempi di privazioni dovute al conflitto mondiale. Ecco perché una formazione orchestrale ridotta all’osso si presta meglio a uno spettacolo concepito come itinerante: solo sette solisti, diretti al Maxxi da Carmine Diodoro, scelti tra i toni più alti e più bassi di ciascuna famiglia di strumenti, ossia il più acuto violino e il più grave contrabbasso, come pure, per i fiati, clarinetto e fagotto, per gli ottoni cornetta a pistoni e trombone e per finire le percussioni.

La complessa drammaturgia dell’ Histoire si basa su una favola popolare russa e tratta il classico tema del patto col diavolo, in questo caso di un povero soldato, che cede al dio del male il suo violino, simbolo dell’anima. Una storia impostata alla maniera del cosiddetto teatro epico, ambientata non si sa quando e non si sa dove, nel tempo eterno e ciclico di una fiaba: il protagonista è, secondo le intenzioni degli autori, il narratore piazzato sul palcoscenico. Il narratore è requisito del teatro epico, inteso come forma dominante del teatro moderno, incarnato al Maxxi da Gianluca Vicari, vero asse dell’azione, perché nell’opera non sono gli eventi scenici a essere posti in luce dalle narrazioni, ma viceversa danze e pantomime giocano un ruolo centrale nel dialogo parlato del racconto. La struttura epica dell’Histoire è stata in quest’occasione ancor più evidenziata dal fatto che il narratore leggeva dal suo libro invece di agire e la presenza visiva dell’atto di leggere corrisponde a quella dell’atto di far musica. L’orchestra invisibile del teatro di Wagner è scomparsa, in questa opera invece Stravinskij svela il meccanismo artistico.

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