Yang Lian, Rainaldi, Rotelli e l’arte che ti passa

Nauseato dalla trivialità della politica e dal decadimento generale di questo nostro paese, mi sono fatto una tripla dose d’arte contemporanea. Arte purissima, fisica, parlata. La sola capace di sturarti l’anima offesa, per dirla con Gioacchino Belli, dall’idiotismo continuo, da quella politica del calcio in culo che trasforma tutto in una giostra per il potere, in mera lotta per la difesa o per la conquista di uno scranno. Arte che ti passa: un rimedio che conosco bene. Sono finito cosí a San Lorenzo a cenare con il poeta Yang Lian e con gli artisti Oliviero Rainaldi e Marco Nereo Rotelli. E ha funzionato.

Yang, che ha una storia personale tosta e fantastica (dal lavoro manuale in campagna post rivoluzione culturale, alla fuga, alla dissidenza, fino alla candidatura per il Nobel alla poesia) ci ha parlato della Cina di oggi, dei fermenti e dei festival lirici. Ma anche di sua madre, del suo essere stato bambino, della censura e dei suoi ultimi lavori. Marco ha tirato fuori la sua luce, il suo vedere cose, palazzi e universi con prospettive e colori diversi. Ci ha raccontato delle gesta segrete di Abo, dell’incontro con Bernard Henry Lévy e del suo prossimo viaggio in Cina con Yang. Oliviero, reduce da un lungo e gratificante viaggio in estremo oriente, ci ha descritto, con la raffinatezza del suo pensiero etereo, gli incontri con artisti e mecenati a Kuala Lumpur e con la famiglia reale. Ci ha detto con comprensibile orgoglio di essere l’unico artista ad aver realizzato la statua di Papa Wojtyla, esposta in una piazza di Roma, e di come questo sia un merito che il mondo gli riconosce, senza le scorie delle polemiche nostrane. Cosí, la serata è filata via liscia. La depressione post Skytg24 delle 20 si è dissolta. Le riflessioni sul bianco e il nero, la luna e il sole e la deprimente filosofia cinese dello Yin e Yang hanno ridato fiato a quel palloncino moscio che era il mio cuore. Tornando a casa avevo il terrore di trovare acceso il televisore con Bruno Vespa e i suoi probabili ospiti. Per fortuna tutto era spento. Mi sono messo a letto cullato da un pensiero campanotaoista: prima o poi sta nuttata ha da passà.

Foto: Sophie Cnapelynck