Bonami non sbarca al Macro

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Cominciamo con la notizia: Francesco Bonami non è e non sarà il nuovo direttore del Macro. Le voci che girano a tal proposito in questi ultimi giorni sono destituite di fondamento. Bufale da corridoi romani. Il diretto interessato smentisce categoricamente. E semmai in precedenza fosse stato in qualche momento tentato di salire sulla tolda di comando di via Nizza oggi lo sbarco è ormai deciso. Del resto, a voler essere un minimo logici, perché un curatore dal prestigio e dalle relazioni come quelle di Bonami, abituato ad avere a che fare con personalità come Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Gianluca Comin o Francois Pinault, dovrebbe accettare di calarsi in una realtà come quella pubblica italiana e, segnatamente, romana? No, Bonami si tiene libero. Il che è un’altra pessima notizia per il comune di Roma che sul fronte della cultura accumula giorno dopo giorno figure non proprio edificanti.

A scanso di equivoci dico con chiarezza che credo nella buona fede dell’assessore Flavia Barca e del suo sindaco Ignazio Marino. Soltanto dei pazzi potrebbero scientemente volere il disastro che va ormai in scena da mesi. Dunque è evidente che avranno delle difficoltà di tipo economico e amministrativo per trovarsi dove si trovano. Ma fatta salva la loro buona fede e prese per buone le difficoltà non ci si può che indignare di fronte alla situazione che si è creata. Un museo come il Macro non può stare senza direttore per così tanto tempo. Punto. Il rapporto con la fondazione RomaEuropa non andava gestito così come è stato gestito. Punto. Le difficoltà vanno superate: è questo ciò che deve fare un amministratore capace. Per costruire in una città come Roma realtà come il Macro, il Palladium o come Romaeuropa ci sono voluti anni di lavoro. Per distruggerlo bastano pochi mesi. Non siamo troppo lontani da questo triste epilogo.

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