La materia prima di tutto

Materiali industriali, ossidazione e modularità, sono le parole chiave per descrivere il lavoro di Hugo McCloud, in mostra con Muted noise alla Luce gallery di Torino, fino all’11 marzo. Originario di Palo Alto in California e newyorkese d’adozione, l’artista lavora alle sue opere con un approccio artigianale più che pittorico, così la relazione fisica che si instaura con la materia diventa il punto focale della sua indagine artistica. Pattern costruiti alla maniera del mosaico, ma rivisitati grazie all’utilizzo di materiali come bitume, foglia di alluminio e lastre d’acciaio, e superfici cromatiche che sembrano dipinti, ma che derivano dai processi di ossidazione e deterioramento della materia, il lavoro di McCloud sembra essere un riesame del dipinto classico, uno stravolgimento della visione tipica del quadro.

Le origini di questo percorso vengono da lontano, dall’India, dal Sud Africa, dalla strada, da tutti i viaggi che l’artista ha compiuto alla ricerca di materia viva per il proprio studio, e arrivano a noi sapientemente ordinati in composizioni compiute. Le risorse del lavoro vengono ritrovate in viti, pannelli, lastre metalliche o grate normalmente usate nelle costruzioni edili, e spesso gli assemblaggi sono riproposti nelle opere dell’artista seguendo lo stesso schema, l’alterazione sta allora in una sola impronta, eseguita attraverso la pressione manuale di veri e propri pattern. Il colore si sviluppa in superfici monocromatiche lievemente interrotte da guizzi di tonalità oppure in cromatismi marcati, ma in ogni caso si fa agente di trasformazione della materia, materico a sua volta, è ruggine, ossidazione, impronta, perché tutto ciò che sembra processo pittorico è in realtà gioco alchemico. In Muted noise, in particolare, McCloud cela il colore con l’aggiunta di elementi quali lastre metalliche, come a far tacere la fonte da cui il colore nasce, ma senza oscurarla, ed anzi esaltando singole parti che brillano di luce propria.

La sua pratica si interroga sui limiti del medium e della sua manipolazione da parte dell’uomo, il progetto iniziale dell’artista e le attitudini del materiale utilizzato si fondono, dando vita ad una terza identità che è l’opera finita, perfetta sintonia tra uomo e materia. In questo processo rifiuti e componenti destinati alla demolizione cambiano in forma e destino, per essere consegnati, in ultimo, all’eternità dell’arte.

Fino all’undici marzo; Luce gallery, corso San Maurizio 25, Torino; info: www.lucegallery.com

Articoli correlati