L’arte decentrata

Nuova gestione è un progetto giovane, coraggioso e dinamico, messo in piedi dal collettivo curatoriale Sguardo contemporaneo. Si tratta di un’idea con un approccio community specific, principalmnte rivolta alla riqualificazione di aree urbane periferiche, coinvolgendo diverse componenti sociali e culturali delle zone interessate . L’intenzione è anche quella di riflette sulla mancanza di spazi per far esporre e lavorare gli artisti, nonché sulla depressione di alcune zone della città, mortificate dalla presenza crescente di ambienti vuoti e senza più una destinazione d’uso. Il quartiere romano di Casal Bertone, all’interno del V municipio, è l’area di azione della seconda edizione. È in questa zona che si realizzeranno gli interventi di riutilizzo di spazi commerciali in disuso attraverso gli interventi di cinque giovani artisti: Michela De Mattei, Grossi Maglioni, Maria Carmela Milano, Matteo Nasini, Daniele Spanò e con la collaborazione di Tau studio. Il merito di Nuova gestione è il voler riappropriarsi di una zona della capitale offrendo contesti alternativi per la fruizione e la produzione dell’arte contemporanea, decontestualizzandola dai circuiti galleristici e istituzionali. Inoltre, attraverso la promozione di attività artistiche, didattiche e ricreative, si tenta di allargare la fruizione dell’arte contemporanea a diverse tipologie di pubblico. Abbiamo intervistato il collettivo di Sguardo contemporaneo per approfondire quali sonno le dinamiche che girano intorno all’idea e avere qualche anticipazione in più sull’edizione di quest’anno.

Potreste spiegare quali sono gli scopi che animano il progetto?

«Nuova gestione parte dalla riattivazione di spazi commerciali sfitti e, attraverso essi, prova ad attivare – o riattivare – culturalmente un intero quartiere. Cerca di raccontarlo in una prospettiva diversa prima di tutto agli stessi abitanti del luogo, ma anche a chi non lo conosce affatto, facendolo diventare non contenitore d’eccezione, ma luogo di produzione di arte contemporanea. Cerca di dialogare con le realtà culturali del quartiere, mettendosi in rete, dove possibile, con esse. La nostra permanenza non è mai a lungo termine, sappiamo bene che questo è un rischio, ma è una scelta consapevole. Si parla sempre più spesso di sostenibilità e probabilmente un modo di interpretare questa parola è quello di credere che un progetto come questo possa essere un primo step, un input di incoraggiamento per dimostrare che qualcosa di diverso si può fare, avviando dinamiche simili all’interno del quartiere attraverso le sue risorse interne».

Questa è la seconda edizione di Nuova gestione. Nel 2012 siete intervenuti nel quartiere Quadraro (Roma). Potreste raccontare brevemente com’è andata l’esperienza e quali sono stati i traguardi raggiunti?

«Nei 15 giorni di apertura abbiamo avuto circa 1.000 visitatori e abbiamo anche prorogato la mostra. Un risultato per noi eccezionale e inaspettato, considerando la breve durata e la novità del progetto. Tra gli obbiettivi, il più importante era il riuscire a coinvolgere un ampio pubblico e innescare un processo che dall’arte contemporanea arrivasse alla coscienza. Inoltre abbiamo con piacere notato che, contemporaneamente e successivamente al nostro progetto, il Quadraro è stato protagonista di altri interventi anch’essi rivolti al tessuto sociale e alla scoperta di quegli elementi comuni, valori e ricordi. Sapere di aver anche solo destato l’attenzione su queste tematiche e sul quartiere per noi è un altro traguardo raggiunto».

Quali sono le caratteristiche di Casal Bertone e perché avete scelto questo quartiere per la seconda edizione di Nuova?

«Nuova gestione vuole essere un progetto itinerante, magari arrivando anche a coinvolgere altre città. Il modello-Quadraro ci è sembrato il più adatto nello sviluppo e gestione del progetto e quindi quello da esportare nelle altre realtà. Ci sono molti aspetti che accomunano Casal Bertone al Quadraro: non essere aree centrali, avere confini facilmente delineabili (ferrovia, grandi arterie viarie) e un’identità sociale definita. Partiamo sempre dalla storia e cerchiamo di comprendere come il quartiere è cresciuto, sotto quali spinte e a quale risultato è giunto fino a oggi. Casal Bertone ha una linearità in questo, ha una storia da raccontare che può essere interpretata dagli artisti chiamati a intervenire. Inoltre è determinante la situazione economica dell’area e la presenza di locali commerciali vuoti e sfitti per chiederli in prestito. Qui ne abbiamo trovati parecchi e della tipologia giusta».

Quest’anno avete organizzato con una campagna di crowdfunding tramite la piattaforma Produzioni dal basso. Quali sono le vostre necessità?

«Il primo obiettivo è quello di finanziare alcune delle numerose voci di spesa che un progetto così complesso comporta, in primo luogo la produzione delle opere degli artisti. Per promuovere la campagna abbiamo pensato di metterci in gioco in prima persona, recitando nel video teaser intitolato Immaginando un quartiere interamente girato per le vie di Casal Bertone. Giocando sull’idea di occupazione creativa degli spazi, nel video si susseguono una serie di situazioni anomale, divertenti e, a tratti, poetiche. La scommessa è riuscire a far crescere la curiosità riguardo al progetto e ai suoi sviluppi attraverso la diffusione della campagna e del teaser attraverso i socialnetwork e sul web».

Quali sono sostanzialmente le differenze tra la prima edizione e questa?

«Le premesse rimangono sostanzialmente invariate ma forti dell’esperienza della prima edizione, abbiamo deciso di puntare ancora di più sul coinvolgimento degli abitanti, indagandone le aspettative e le problematiche di contesto. Per questo abbiamo coinvolto Tau Studio, un giovane studio di progettazione architettonica, che svilupperà una serie di proposte di progettazione urbana partecipata. Anche quest’anno molta attenzione verrà dedicata alle attività didattiche per le scuole e non solo, con una ricca proposta di visite guidate, laboratori e incontri con gli artisti».

Quali sono stati i criteri di selezione degli artisti?

«Rispetto alla scorsa edizione ci siamo presi più tempo per valutare gli artisti. Sono tutti under 40 e la maggior parte di loro ha alle spalle una progettualità già abbastanza definita, con collaborazioni su scala nazionale e internazionale. Un fattore per noi, quello della progettualità, estremamente importante, visto che gli interventi artistici di Nuova gestione si devono rapportare non soltanto con spazi fisici con una precisa connotazione – i locali sfitti – ma con un intero quartiere, la sua memoria storica, il suo presente. Gli artisti sono di base a Roma per ragioni di tipo economico e pratica: in questo modo la frequentazione del contesto di intervento può essere sicuramente più frequente e immersiva. Infine, Tau studio lavorando nel e sul quartiere fornirà un punto di vista non prettamente artistico ma altrettanto efficace».

Quando avranno inizio le azioni di Nuova gestione? Potete anticipare qualcosa?

«Il progetto prenderà il via a marzo, salvo complicazioni, e resterà aperto al pubblico per circa due settimane. Una data esatta ancora non è stata fissata, per motivi logistici, ma arriverà a breve. Quindi, per anticipazioni più concrete, rimandiamo sul sito del progetto, costantemente in aggiornamento!».

Info: www.nuovagestione.net

Articoli correlati