L’uomo giusto al posto giusto

Succede più spesso di quanto si pensi che un uomo diventi specchio di un intero periodo storico, ciò che è raro è che quest uomo riesca anche a riflettere, a rappresentare, quello che è riuscito a impersonificare. Questo è il caso di Aldo Fallai, fotografo di moda fiorentino protagonista di una doppia mostra proprio a Firenze in occasione di Pitti uomo. Si potrebbe dire senza problemi che Fallai è stato l’uomo giusto, al posto giusto, nel momento giusto. Noto soprattutto per la sua collaborazione con Giorgio Armani, gli scatti dell’artista riportano a un mondo che senza alcuna fatica simboleggia gli anni Ottanta sia dal punto di vista fotografico sia da quello della moda. Periodo storico particolare, quello di trent’anni fa, che metteva in scena per la prima volta una forte unione fra fotografia e abiti d’alta moda. Connubio questo nato negli anni Sessanta e preceduto da sporadici, quanto significativi, esempi come il caso, uno fra tutti, di Man Ray. Comunque, se prima si fotografavano modelle per permettersi di fotografare ciò che più si preferiva, è proprio dagli anni Ottanta che il fotografo di moda diventa un mestiere riconosciuto, accettato e ricercato.

È in questo momento artistico che si inserisce la figura di Fallai che definisce l’immagine classica della donna di Armani: androgina, inquietante, fredda e austera. Modello di estetica femminile che tanto deve a un altro grande fotografo di quel periodo quale Helmut Newton. Il tedesco, naturalizzato statunitense, contemporaneamente impressionava sulla sua pellicola donne distanti, spogliate da abiti e sensualità, ambigue nella loro femminilità che non raramente mostravano l’altra faccia della moda con protesi meccaniche per aggiungere qualche centimetro alla loro altezza. Periodo di sperimentazione per la moda che vede protagonista anche il fotografo statunitense Kline, collaboratore per Vogue, che allo studio da still life preferiva lanciare le modelle nel mezzo delle strade di New York. Quando si guardano le fotografie di Fallai è questo retroscena artistico che bisogna avere presente per comprendere quanto il fiorentino stia vicino a questi modelli e quanto se ne distacchi.

I 180 scatti presenti nelle due mostre di certo offrono un buon punto di partenza. La donna Fallai-Armani è sì androgina ma non rinuncia, se non raramente, alla sensualità, a ben guardare sembra quasi che sono gli abiti dello stilista a nascondere le linee femminili con vestiti dal taglio deciso, (gloria e punto mai più raggiunto dallo stesso Armani). I modelli e le modelle di Fallai alternano con naturalezza ambienti da studio con luce calcolata al puntino, a location di strada, dove se lo scatto perde di perfezione formale, ne acquista in naturalezza riuscendo comunque a colpire l’osservatore. Difficile dire chi fra il fotografo e lo stilista deva di più all’altro il suo successo, chiaro è che la loro collaborazione ha sancito l’affermazione di entrambi e ha ci ha regalato immagini stupende.

Per la prima volta la carriera del fotografo è presentata in un percorso unitario che ricolloca la figura di Fallai al suo posto nella storia. Gli allestimenti della mostra sono a villa Bardini con le foto di moda, le campagne pubblicitarie ma anche persone comuni: una sintesi della quasi trentennale simbiosi creativa con Armani; il percorso prosegue al museo Stefano Bardini con la sezione Rinascimento curata dalla direttrice Antonella Nesi.

Fino al 16 marzo; Firenze, varie sedi

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