Il premio Terna

Roma

Parlare di reti sociali, concetto che suona più familiare nella sua accezione inglese di network, è certamente un valido strumento per affrontare temi e problemi del contemporaneo. Dalla globalizzazione, al digital divide, all’incomunicabilità tra popoli, alla coesione o alla centralità di gruppi. L’analisi delle reti sociali può avere una rilevanza etica, relazionale, ma talvolta persino estetica. È proprio in quest’ultima ottica che si incanala la suggestione offerta dalla quinta edizione del premio Terna, dove agli artisti in gara è stato richiesto di confrontarsi sul tema Essere o non essere. Con gli altri. La rete sociale a regola d’arte. Un modo per tornare a riflettere su macro questioni esistenziali, quali, ad esempio, la relazione tra l’uomo e la solidarietà per restituire valore ed energia alla comunità, attraverso forme concrete di sostegno. Con determinazione Terna opera un richiamo etico sulla necessità di una riscoperta dell’altro, attraverso l’incontro, il dialogo e la condivisione. Arduo il lavoro di selezione della Giuria tra gli oltre 1500 artisti partecipanti, lasciati liberi di interpretare le responsabilità collettive tra prossimità e distanze sociali.

Quindici i finalisti e tre i vincitori, proclamati ieri mattina al Tempio di Adriano. Il presidente di Terna Luigi Roth e Flavio Cattaneo, amministratore delegato, insieme a una selezione di noti collezionisti del panorama nazionale e internazionale e alla vincitrice della scorsa edizione Daniela De Lorenzo hanno voluto premiare al primo posto Davide Reimondo con l’opera Poesia di 3 metri: io e gli altri, al secondo, Vanessa Alessi con l’opera W-Hole e al terzo Gianluca Vassallo con l’opera Next. «Partecipazione, selezione, sintesi, sono queste le parole che riassumono le fasi cruciali che hanno portato alla conclusione del premio – dicono i curatori Cristiana Collu e Gianluca Maziani  – anche quest’anno, un’estrema rapidità, che si avvicina all’immediatezza del sentimento solidale e alla necessità di tradurlo nel più breve tempo possibile in azioni concrete». L’allestimento al il tempio di Adriano delle opere dei finalisti e dei vincitori trova tuttavia una predisposizione tutt’altro che aggregante. All’interno di una piccola capsula bianca, sul genere stand fieristico, che neutralizza e cancella la presenza dell’incombente architettura del tempio, si affastellano tutte le opere l’una affianco all’altra in obbligata, per non dire forzata, interazione fra di loro. L’idea di fondo, parzialmente condivisibile, mira a ricreare un assembramento di pubblico, o forse una rete sociale dalle maglie strettissime, che rischia di snodarsi in una fuga claustrofobica verso l’esterno. Unica via per poter fruire appieno delle opere esposte sotto il livore di un’algida luce, è l’ingresso in caspula in solitaria, operando una vera immersione nell’Essere o non essere degli artisti finalisti; purtroppo però, non sarà “con gli altri”, come suggeriva il concept del premio, che tale approccio sarà possibile, ma proprio in quell’individualismo che sembrerebbe minare la società.

Tra i lavori di Pierpaolo Curti con Crazy Lines#2, Elisabetta Di Sopra con Family, Andrea Dojmi con Eden Olympia, Francesco Irnem con Orizzonte su orizzonte man mano che il tempo si autocancella, Gianni Moretti con Primo esercizio di Protezione, Massimiliano Pelletti con Moss, Valerio Rocco Orlando con 14.12 (Roma), Michele Spanghero con Ad Lib, Michele Tajariol con Klingensammlung, Enzo Umbaca con Transenna, Devis Venturelli con Suburban Rhapsody e Lucia Veronesi con Difesa personale, risulta per nulla facile tracciare un fil rouge in grado di ricollegarsi al concetto di interrelazione, né ridisegnare quegli schemi sociometrici fatti di nodi e linee alla base degli studi sulle reti sociali. Alcune delle opere appaiono come monadi respingenti, complesso è rileggerle in un’ottica social solidale. Altre presentano troppi nodi e poche linee altre ancora troppe linee e pochi nodi, la giusta misura può scorgersi a livello meramente concettuale nella scultura di voci del vincitore Reimondo, nella essenzialità condensata dalla forma, perfettamente sociometrica, di Dojmi, nella provocazione pro-attiva di Umbaca e nell’afflato di Spanghero, che ammonisce su quanti compiti sociali e solidali vengono ormai affidati alla sola tecnologia, innesco contemporaneamente vitale e letale del concetto di rete.

Fino all’8 gennaio. Info: www.premioterna.it

 

 

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