Addìo a Luigi Magni, il grande regista, cantore di Roma

ROMA

È morto questa mattina a Roma il regista Luigi Magni. Romano, Magni aveva 85 anni e aveva esordito nel cinema come sceneggiatore nel 1956, lavorando con molti grandi, tra i quali Camillo Mastrocinque, Alberto Lattuada e Mario Monicelli. È stato il cantore del popolino romano e ha narrato magistralmente il cuore e lo spirito della capitale. Nato a Roma il 21 marzo del 1928, Magni aveva iniziato la carriera come sceneggiatore e soggettista in collaborazione con Age & Scarpelli. Nel 1956 era passato definitivamente nel mondo del cinema lavorando con grandi registi italiani dell’epoca: Mario Monicelli, Luciano Salce, Carlo Lizzani, Alberto Lattuada, Mauro Bolognini, Camillo Mastrocinque, Giorgio Bianchi, Pasquale Festa Campanile. Solo nel 1968, decide di passare anche lui alla regia, dirigendo Renzo Montagnani e Ottavia Piccolo nella commedia Faustina, storia della moglie di un tombarolo che viene continuamente picchiata dal marito. La pellicola ha un buon successo e permette a Magni di proseguire nella sua professione di regista: esce così “Nell’anno del Signore” (1969) che definisce il suo genere cinematografico, vale a dire una filmografia improntata in larga parte su Roma e sulla sua storia, ondeggiando fra gli aspetti farseschi e quelli drammatici, senza mai dimenticare il linguaggio tipicamente chiaro e popolare, tanto quanto lo sono gli stornelli. Fra i suoi attori predilige principalmente il ciociaro Nino Manfredi (per il quale firma la sceneggiatura della sua opera da regista Per grazia ricevuta, nel 1971), ma anche Claudia Cardinale, l’istrionico Ugo Tognazzi e il più cabarettistico Pippo Franco.

 “La Tosca” (1973) è uno dei suoi affreschi storici musicali più riusciti, ma “Quelle strane occasioni” (1976), diretto a quattro mani con Luigi Comencini, lo assegna di diritto al panorama comico italiano. Ma è “In nome del papa re “(1977), sempre con l’immancabile Manfredi, a segnare il riconoscimento da parte della critica che lo premia con il David di Donatello per la migliore sceneggiatura. La storia di un rivoluzionario anti-papale che scopre di essere figlio di un monsignore, ha quei toni amaro picareschi che rendono il film una vera bandiera della città eterna. Seguono “Secondo Ponzio Pilato” (1987), “‘O Re” (1988), “In nome del popolo sovrano” (1991) e “Nemici d’infanzia” (1995), con Renato Carpentieri, che gli fa vincere il secondo David di Donatello per la sceneggiatura. Dopo il film a episodi “Esercizi di stile” (1996), Magni torna a raccontare la Roma papalina percorsa dai fervori giacobini di libertà, fraternità e uguaglianza ne “La carbonara” (2000) con Lucrezia Lante Della Rovere. Dopo l’uscita del film tv “La notte di Pasquino” (2003) e con la morte di Nino Manfredi nel 2004, smette di girare pellicole. Sempre nel 2004 riceve al Tranifilmfestival il premio cinematografico Stupor Mundi, riconoscimento alla carriera ispirato alla figura di Federico II di Svevia. Nel 2008 riceve il David di Donatello alla carriera per celebrare i suoi 80 anni e i 40 di attività registica.