Adrian Paci al Pac

La retrospettiva in onore di Adrian Paci, uno degli personaggi più interessanti nel panorama dell’arte contemporanea, si è aperta all’interno del Pac di Milano. Partecipare alla sua mostra significa imbarcarsi nel suo progetto di Vite in transito e farne parte come membri di una società che non si lascia vivere ma che cammina con consapevolezza nel territorio della storia universale. «Vite in transito non sono solo quelle di chi parte, emigra o fugge, ma sono quelle di tutti noi – spiega l’assessore alla cultura Filippo Del Corno – che dobbiamo affrontare sempre e dovunque ci troviamo l’idea della vita come viaggio».

Il lavoro dell’artista coniuga differenti linguaggi espressivi pur nell’estremo rigore formale: pittura, fotografia, video e scultura. Le tematiche riflettono su argomentazioni affini all’umanità intera, come l’amore, la mortalità, la sensibilità, la conoscenza ed è per questa ragione che ognuno si sente vicino al suo sentire. Esplora il territorio del sacro e vive le dinamiche dell’emigrazione, dovute al suo trasferimento dall’Albania all’Italia. La mostra, a cura di Paola Nicolin e Alessandro Rabottini, si è inaugurata in occasione della nona Giornata del contemporaneo, con il supporto del comune di Milano e Civita, proponendo una vasta selezione di opere realizzate dalla metà degli anni Novanta fino alle creazioni più attuali. L’opera più conosciuta di Paci s’intitola Home to go e rappresenta il corpo dell’artista riprodotto attraverso un calco di polvere di marmo e resina. Nudo tranne che sui fianchi dove viene coperto con un pezzetto di stoffa, trasporta sulla schiena un pezzetto di tetto in terracotta rossa. Quest’ultimo particolare ha molteplici significati; è un riparo, un oggetto che si carica di memoria, di storia e altresì un peso, una responsabilità che sempre si porta ovunque va, tanto per ricordare il titolo di una collettiva che ruotava intorno al tema dell’immigrazione al quale Paci ha partecipato nel 2007.

Adrian Paci una volta arrivato in Italia decide di dirigere le sue attenzioni ai lavori su video, un medium che segna l’abbandono, anche se di breve durata, delle sue conoscenze accademiche, ottenute all’Accademia d’arte di Tirana. Lascia da parte la pittura e la scultura e si esprime con un linguaggio nuovo, anche se oggi come oggi la sua particolarità è proprio l’immersione totale nel campo dell’arte che lo vede protagonista di svariate modalità espressive: la dinamicità che lo spinge a transitare dalla pittura al video, alla fotografia, facendo parlare immagine fisse e immagini in movimento. Tra i suoi ultimi progetti rientra The Column, opera filmica che viene esposta per la prima volta in un’ istituzione italiana e prodotta con il contributo di valide istituzioni quali lo Jeu de Paume di Parigi, il Pac di Milano, il Röda Sten Konsthall di Göteborg e il Trondheim Kunstmuseum di Trondheim con l’aiuto di altri sostenitori.

Nel video si assiste alla creazione di una scultura in marmo dallo stile classico avvenuta in mare aperto all’interno di una nave per mezzo della manodopera cinese. Tutto è iniziato quando un amico dell’artista, un restauratore, aveva bisogno di una nuova scultura  per un castello che stava ristrutturano. Aveva sentito che avrebbe potuto procurarsela in Cina, dove il marmo è di buona qualità e la manodopera pur essendo a basso costo è esperta. Così Paci trovando la storia interessante iniziò a informarsi. «Ho scoperto l’esistenza di navi fabbrica sulle quali le materie prime venivano trasformate in beni per il mercato durante il trasporto. Ma non ho scoperto se su queste navi si producessero anche culture in marmo – racconta Paci – nel frattempo nella mia testa ha cominciato a prendere forma con forza l’immagine di una scultura di marmo scolpita durante un viaggio sull’oceano, così ho deciso di trasformarla in realtà. Come in Albanian Storie ( il suo primo video), in questo progetto coesiste qualcosa di conflittuale con qualcosa di favoloso, qualcosa di reale con qualcosa di fittizio. In entrambi c’è una struttura narrativa, e la cronaca di fatti reali si mescola alla leggenda e alla fiaba».

Fino al 6 gennaio; PAC, Padiglione d’arte aontemporanea, via Palestro 14, Milano; info: www.pacmilano.it

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