Picnic o il buon soldato

Negli spazi del civico 800/q alla Giudecca, la galleria Michela Rizzo ospita una personale, Picnic o il buon soldato, di Fabio Mauri artista già presente a Venezia al padiglione Italia della 55esima biennale d’arte.

All’ingresso della mostra l’attenzione viene subito catturata da una proiezione: sono parole dell’artista, luce nera su sfondo bianco, a suggerire un’interpretazione a ciò che si prospetta. L’artista è un soldato che combatte, come San Paolo, una «buona battaglia» in un mondo perennemente in conflitto. Una lastra di scuro metallo opaco si impone al visitatore al quale si chiede un’osservazione minuta di tutti gli elementi apposti, evocatori di memorie belliche. Colpisce subito una foto in bianco e nero di un uomo in posa, il cui volto appare oscurato da un solido metallico e il torace trafitto da un freddo cilindro grigio. È l’immagine dell’atroce destino di chi, in tempo di guerra, accetta di giocare il ruolo del mannequin, intrappolando la propria coscienza in un corpo inflessibile privato di voce e di vista. Il suono del proiettore posto esattamente nella parte opposta alla lastra accompagna l’immaginazione in un viaggio verso il passato dove Eros e Thanatos sono in continua agitazione. Una schiena nuda di ragazza si mostra in tutta la sua innocente sensualità; la pelle è candida ma marchiata dalla proiezione de La ballata di un soldato di Grigorij Chukhraj. Si tratta dell’opera Mia cugina Marcella e la guerra civile esposta per la prima volta nel 1999 alla fondacion La Caixa di Barcellona. I ricordi sono rievocati attraverso la lettura di un libro ma il dolore della guerra, anche se sfumato, permane come ombra irrequieta nell’anima. La proiezione richiama un’altra opera di Mauri del 1975 Intellettuale, Vangelo secondo Matteo di/su Pier Paolo Pasolini: come allora, la presa di coscienza passa attraverso la rielaborazione di un passato evocato attraverso la pellicola.

In galleria l’atmosfera diventa irreale quando si avverte la presenza di due figure che, leggere, si muovono per la sala: un giovane soldato, un marmittone, prepara una zuppa che viene servita al visitatore da una ragazza. Ecco il Picnic, la prova che la vita prosegue nonostante gli orrori subiti, ci si nutre di speranze per provare a sopravvivere. Il ciclo dell’esistenza viene richiamato anche dai fiori secchi che compongono le nature morte sui cestini in vimini sospesi nella stanza. Essi appaiono come usciti da uno schermo, una lavagna nera dove la parola si rende vana e lascia il vuoto per la pura contemplazione.

Fino al 30 novembre, galleria Michela Rizzo, Giudecca 800/q; Venezia; info: www.galleriamichelarizzo.net

Articoli correlati