Faber, nuova galleria a Roma

Ha inaugurato lo scorso sabato un nuovo spazio espositivo che arricchirà con le sue proposte artistiche il panorama culturale capitolino, la galleria Faber serba già nel suo nome l’intento di voler proporre al pubblico una programmazione dedita a promuovere artisti che mettono al centro del proprio lavoro il profondo rispetto verso il mestiere dell’arte, quel concetto di artigianato artistico che vuole sottolineare l’importanza della manualità nel contemporaneo. Abbiamo incontrato per raccontare la genesi di questa nuova iniziativa culturale il gallerista e ideatore di Faber, Cristian Porretta, nelle sue parole è possibile individuare lo spirito e la passione che guidano questa inedita impresa creativa.

La galleria Faber ha appena aperto le sue porte al pubblico, come è nata l’idea di questo spazio dedito al contemporaneo?

«La mia esperienza professionale è cominciata cinque anni fa quando sono diventato curatore dello Spazio 120 in via Giulia. Da questa attività è nata l’idea di aprire un luogo nuovo che potessi gestire personalmente dove ho portato con me gli artisti con cui ho lavorato e con cui ho condiviso la mia passione e le mie intenzioni progettuali. Il concetto fondante della galleria Faber è suggerito già dal nome, la mia volontà è di promuovere artisti che creano e che operano in seno alla nozione di artigianato artistico, questo non vuol essere un sinonimo dispregiativo o l’allusione a un’attività di design, parlo di arte pura ma che abbia in sé la costruzione del mestiere, il messaggio del saper fare, dello sporcarsi le mani».

Sono orami molteplici le proposte culturali a Roma legate al contemporaneo come si vuole differenziare la galleria Faber, quali iniziative avete in serbo per i vostri fruitori?

«La galleria è un luogo gestito per passione e con lo scopo di dare massimo rispetto agli artisti, ai collezionisti ma anche ai semplici visitatori. Credo che in questo progetto ci sia un’onestà intellettuale di fondo che indirizza ogni attività correlata a questo spazio, è l’amore puro verso l’arte che mi spinge a intraprendere questo sentiero. La galleria, inoltre, non vuole essere solo un ambiente dedito alle esposizioni ma cercherà di proporre serate e corsi tematici. La volontà è di vivere un luogo a 360 gradi e di coinvolgere il pubblico grazie anche a una serie di incontri e ad iniziative legate alle tematiche del contemporaneo».

Ogni spazio espositivo ha nella sua essenza l’intenzione di mostrare specifici riferimenti estetici: ci sono gallerie dedite al concettuale, altre magari privilegiano una pittura figurativa, altre ancora promulgano espressioni riconducibili all’informale. Come si colloca in questo panorama contemporaneo la galleria Faber?

«La mia linea guida è sicuramente riferita a un tipo di pittura e di scultura che percorre canoni estetici che vanno dal figurativo all’informale. È una gamma ampia di possibilità ma ci sono delle dinamiche che non prendo in considerazione, come ad esempio l’iper realismo. Quello che cerco e che vorrei proporre in questo spazio è un tipo di figurativismo interpretato, che colga nella sua essenza realtà inedite e inesplorate».

Il mondo dell’arte contemporanea a Roma riflette una situazione a tratti anche problematica, secondo la tua visione e attraverso anche la tua esperienza professionale, Roma possiede le caratteristiche per divenire un polo culturale contemporaneo che possa competere con le grandi capitali europee e d’oltreoceano?

«La storia del nostro paese e lo sterminato patrimonio culturale che possediamo offuscano in parte le realtà contemporanee che esistono nel nostro territorio, proprio a fronte di queste considerazioni dobbiamo guardare al futuro, vedere nuove prospettive perché un contesto millenario come quello capitolino può dare maggior valore alle molteplici forme del contemporaneo. Sono convinto che la città sia in grande fermento e non a caso in pochi anni sono sorte realtà culturali come il Macro e il Maxxi che hanno lanciato un segnale importante. Sicuramente in questo periodo storico dobbiamo porci il problema di cosa sia valido e cosa no, bisogna soprattutto avvicinare le persone al contemporaneo perché troppo spesso le arti visive del nostro secolo vengono percepite come un qualcosa di distante che può essere compreso unicamente da un’elite privilegiata di fruitori. Penso che l’arte debba avvicinare la gente, debba parlare all’uomo comune per ritrovare il suo senso popolare che in un contesto come quello romano ha tutte le potenzialità per esprimersi al meglio».

In conclusione quali progetti attendono la galleria Faber?

«Il prossimo 12 ottobre verrà inaugurato il nostro primo progetto espositivo che vedrà come protagonista Valerio Giacone, continueremo poi il percorso con la mostra dedicata alle opere di Jacopo Mandich. La nostra filosofia è quella del “fatto in casa”, dove inviti, cornici, comunicati sono interamente costruiti dalla nostra equipe, è questa la filosofia del fare, che in ultima istanza è l’essenza di Faber».

Galleria Faber, via dei Banchi Vecchi 31, Roma; info: http://galleriadartefaber.com

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