L’antico al Mart

Antonello da Messina al Mart di Rovereto per la mostra dell’autunno, in concomitanza con la collettiva L’altro ritratto, curata dal filosofo Jean-Luc Nancy. L’evento è stato presentato all’Associazione della stampa estera a Roma alla presenza del ministro della Cultura Massimo Bray, del presidente dell’istituzione Franco Bernabè, della direttrice Cristiana Collu, del presidente del comitato scientifico Salvatore Settis e dei curatori Ferdinando Bologna e Federico De Melis. Un maestro dell’arte antica in un museo del contemporaneo: una sfida coraggiosa che ha illustri precedenti. Gli esperimenti di questo tipo non sono nuovi negli Stati Uniti, ma non mancano neppure in Italia. Ne sono stati un esempio l’esposizione di Bacon in dialogo con Caravaggio alla galleria Borghese o il Cretto di Burri nella sezione seicentesca di Capodimonte a Napoli. Una decisione, quella dell’istituzione trentina, che segue una linea precisa. «Il museo mette in scena il futuro – spiega la Collu – è il territorio del progetto, di qualcosa che ci viene incontro e che dobbiamo accogliere senza timori. Lo consideriamo un attore sociale che si mette in gioco per una nuova visione del mondo. Per far questo non possiamo prescindere dal passato, di cui abbiamo la responsabilità in quanto eredi». Sorretto da questa visione, il museo si apre all’antico considerandolo un elemento fondamentale per comprendere l’attualità: «L’esposizione rappresenta l’incontro tra due realtà diverse, quella del contemporaneo e quella dell’antico, che si sono sviluppate in tempi diversi, la loro unione ci aiuta a recuperare il senso della storia e le radici di ciò che siamo», spiega il curatore e storico dell’arte Ferdinando Bologna. «Antonello da Messina non è solo un pittore di ritratti, ma è capace attraverso la sua arte di restituirci una visione del mondo rinascimentale ben connaturata, in bilico tra il contesto italiano e quello fiammingo che con il maestro siciliano raggiungono una sintesi senza eguali», aggiunge. Dal 5 ottobre la mostra porta nel museo trentino capolavori provenienti da importanti collezioni e prestigiosi musei. Tra questi, la galleria Borghese che ha concesso il Ritratto d’uomo del 1475, immagine guida dell’esposizione, ma anche i musei della regione Sicilia, i musei civici di Venezia, il Thyssen-Bornemisza di Madrid, il Philadelphia museum of art e il Metropolitan museum di New York. Saranno inoltre esposte alcune opere non presenti nella recente retrospettiva dedicata ad Antonello da Messina alle scuderie del Quirinale come il Salvator mundi della National gallery di Londra o la Madonna Benson, custodita nella National gallery di Washington. L’appuntamento propone anche importanti confronti che coinvolgono altri protagonisti della scena coeva, da Colantonio a Van Eyck. Ma soprattutto viene indagato, su basi storicamente fondate, lo specialissimo rapporto del maestro con Piero della Francesca, da cui ha tratto ispirazione non solo nella fase iniziale ma lungo tutta la carriera. Una rilettura inedita e suggestiva che getta nuova luce sull’intelligenza poetica dell’artista, capace di cogliere le sfumature intime e profonde dell’esistenza umana.

Una mostra raffinata e carica di contenuti, non uno specchietto per le allodole messo in atto per attirare un pubblico diverso nel circuito del contemporaneo. Espedienti di cui il museo non ha bisogno e su questo punto è chiaro il presidente Bernabé: «Il Mart è uno dei musei più importanti in Italia, nonostante la crisi ha continuato a crescere e progredire con un programma complesso che si regge su un patrimonio di 22mila opere, ma è capace anche di un grande sforzo culturale concentrandosi su attività di ricerca, archiviazione, laboratori e attività didattiche». «Un museo polifunzionale a cui sono affezionato», chiosa Bray, titolare di un ministero che non può sorreggere economicamente, nonostante buone intenzioni e propositi, questa e altre istituzioni. «Auguro al Mart di avere sempre la chiarezza degli obiettivi – aggiunge Settis in videoconferenza – perché, come dice Seneca, nessun vento è favorevole se non sai dove andare». A maggior ragione in tempi nefasti come questi. La Collu, a questo proposito, cita, in conclusione, un azzeccato aforisma di Stanis?aw Jerzy Lec: “Non abbandonarti mai alla disperazione… non mantiene le promesse”. Come a dire, la cultura continui a sperare e a lottare, sempre contando sulle sue sole forze. Antonello da Messina, dal 5 ottobre al 12 gennaio 2014, Mart, via Bettini 43, Rovereto (Tn). Info: www.mart.trento.it