La ricerca religiosa in laguna

Questa edizione della Biennale di Venezia fa emergere molto bene come la ricerca religiosa sia presente nell’arte di oggi. I racconti biblici sono spesso studiati, analizzati, interpretati, come se nel caos del mondo contemporaneo ci fosse un bisogno di andare alle origini, di riconoscere quanto è costitutivo della storia dell’uomo. Come se il desiderio dell’essere umano di crearsi un sapere illimitato – la mostra del Palazzo enciclopedico indaga il desiderio di sapere e vedere tutto – non potesse rispondere alla domanda, sempre riemergente, sul senso ultimo dell’esistere. È interessante come da questi lavori emerga il desiderio di riandare alle origini del senso attraverso la ricerca religiosa. La creazione è il soggetto del video intenso e incalzante (Leone d’argento per il miglior giovane artista) della francese Camille Henrot (Parigi, 1978): Grosse fatigue. La giovane autrice dipinge una multicolore storia dell’universo, nei suoi passaggi più significativi: dal nulla alla creazione, dal popolarsi umano e animale della terra fino alla post-creazione, quando la fatica di crearsi un sapere sempre provvisorio lascia il posto alla messa in scena della morte. È uno straordinario “ritratto”, in cui la dimensione religiosa emerge in tutta la sua forza nei racconti mitici delle origini, a iniziare da quelli del libro della Genesi. In questa ricerca, il mito dà unità alla complessità del reale, creando una sintesi del sapere umano.

La Genesi è ancora il soggetto dell’opera di Robert Crumb, fumettista nordamericano tanto apprezzato quanto discusso. Per l’autore, ogni parola del racconto biblico deve essere riprodotta fedelmente. Tuttavia, questo progetto rivela l’illusione di una “traduzione” senza mediazioni. L’opera diventa un fumetto che si trasforma in una caricatura. Se il lavoro è stato contestato per il carattere esplicito di alcune scene sessuali, la vera provocazione di Crumb consiste nel fatto che la pretesa traduzione letterale trasforma i racconti della Genesi in una satira grottesca tanto poco credibile quanto assurda. Il padiglione cinese riprende, con alcuni video, temi tratti dalla Bibbia e dalle sue interpretazioni nella cultura occidentale, come quelli della Torre di Babele, del Giudizio universale di Michelangelo, della Croce, della Deposizione… L’assunzione di modelli iconografico-religiosi dell’Occidente è stimolo per alcune riflessioni di grande portata. È forse infatti l’espressione del desiderio di confrontarsi con altri universi spirituali? Il segno di un mondo che si sta sempre più globalizzando, anche nell’immaginario individuale e collettivo?

Anche il padiglione della Santa sede, In principio, riflette su temi biblici, a partire dai primi 11 capitoli della Genesi, anche se i riferimenti al testo appaiono come suggestioni. Se, per esempio, nel primo libro della Bibbia, Dio è all’origine della creazione e della storia, nel padiglione la sua presenza non è esplicitata. Ci potremmo chiedere fino a che punto i lavori siano stati originati dal testo o vi rimandino. Di quale “principio” si tratta? Così, se nel coinvolgente lavoro sulla creazione di Studio Azzurro, in una oscurità luminescente, lo spettatore è invitato a interpellare con la mano uomini e donne portatori di narrazioni personali, le opere di Josef Koudelka sulla de-creazione appaiono riflessioni sul tempo che passa, sulla consunzione che travolge il reale, sulla gloria degli imperi che lasciano il posto alla rovina, a una meditazione sulla morte. Nella terza sezione sulla ri-creazione, solo Lawrence Carroll, nel suo ultimo bellissimo pannello, con un riquadro color ocra che si staglia su una tela più chiara, sembra lasciare spazio a un oltre. Se nei primi padiglioni i riferimenti biblici sono leggibili a partire dalla visione dell’opera, in quello della Santa sede il legame appare più evanescente. I lavori degli artisti sono di grande forza espressiva. Lasciano aperta tuttavia la domanda sugli obiettivi di una committenza, quando si mette in relazione un testo – e quindi un “senso” da interpretare – con il suo “prendere corpo” in una forma.