Le sculture di Fiorentino

Nello spazio Salenbauch attraverso le finestre accostate, s’intravede un’immagine soffusa di Venezia, che rende l’atmosfera ancora più suggestiva. S’intreccia qui un dialogo denso di connessioni allegoriche con l’installazione centrale: alcune teche racchiudono ampolle di varia forma e dimensione come una selva di moderni alambicchi. Al loro interno, immerse nel liquido trasparente, ecco fluttuare le sculture mutanti di Tony Fiorentino. Classe 1987, il giovane artista, formato all’accademia di Carrara e in seguito tra Atene e Londra si è aggiudicato, al Talent prize 2012, il premio speciale Metaenergia per l’arte. Alla sua prima personale in Italia, in collaborazione con la galleria Doppelgaenger di Bari, presenta nello spazio veneziano il progetto Dominium melancholiae.

Lo spunto per la mostra nasce da una personale analisi di Fiorentino della famosa incisione di Dürer, Melencolia I (1514), da sempre indagata da autorevoli studiosi d’arte e simbologia. Com’è noto, il grande artista del rinascimento tedesco, a seguito di contatti veneziani con ambienti neoplatonici, si accostò alle conoscenze esoteriche ed ermetiche di cui la Melencolia, rappresenta l’espressione artistica. Nell’opera di Fiorentino, ogni involucro di vetro contiene l’albero di Saturno, una vegetazione chimica che si sviluppa inserendo zinco in acqua distillata e acetato di piombo. Sullo zinco immerso nella soluzione, per reazione chimica, fioriscono foglioline di piombo che lo ricoprono interamente. Come dotate di vita propria, indipendenti dalle manipolazioni dell’artista, sono scaturite inusuali forme scultoree dal colore grigio scuro/nero.

Dal greco mélas, mélanos (nero), e cholé (bile), la Melancolia che Fiorentino intende rappresentare con il suo lavoro, indica la bile nera, uno dei quattro umori, che secondo la medicina greca e romana, determinavano i temperamenti di ogni essere umano. L’umor nero, caratteristica fondamentale dell’uomo saturnino, si riferisce inoltre alla Nigredo o Opus nigra, la prima delle quattro fasi alchemiche necessarie per trasformare il piombo in oro, sintetizzando così la pietra filosofale. In traslato, questo processo rappresenta un cammino evolutivo dell’alchimista come di ogni individuo. Secondo alcune interpretazioni, rappresenta la sfera dell’intelletto che stabilisce una congiunzione fra il mondo razionale delle scienze e quello immaginativo dell’arte. Alludendo anche ad un momento di stasi creativa che però ha già in sé, tutti i fattori del mutamento. photo Courtesy Manual Evento Collaterale della 55° Biennale Dominium melancholiae – Tony Fiorentino Spazio Norbert Salenbauch, Venezia In collaborazione con la galleria Doppelgaenger, Bari