Restauro sì, restauro no, per la tomba di Franco

Madrid

Il restauro non è un intervento innocuo. Se era già chiaro dal punto di vista storico le vicende spagnole dimostrano quanto non lo sia neanche sul piano politico. Cominciamo dall’inizio, da quando a una sessantina di chilometri da Madrid è stato costruito un monumento scavato nella roccia per ospitare i resti del generale Francisco Franco e di Primo De Rivera. La struttura è stata tirata su dal 1940 al 1958 sfruttando la mano d’opera dei prigionieri rossi. Accanto ai corpi dei due franchisti sono ospitati i resti di chi ha combattuto e vinto la guerra civile spagnola. A questo, in fine dei conti, serviva il monumento: ricordare chi è stato il più forte. Sotto Zapatero il governo aveva parlato di dare un nuovo volto alla costruzione spostando le salme di Franco e De Rivera e trasformare lo spazio al ricordo delle vittime di quella guerra. Ma nulla si fece perché cambiò il governo e a Zapatero succede il centro destra di Mariano Rajoy. È sua l’idea, non solo, di lasciare tutto come è, ma anche di restaurare l’interno monumento e finanziare l’iniziativa con 300mila euro e un concorso pubblico volto anche a ripiazzare una statua al centro della pizza dove è stata tolta per damnatio memorie. Il problema è serio, politicamente e storicamente, quanto è giusto lasciar morire una parte della storia nazionale anche se dolorosa, quanto è giusto, d’altrocanto, finanziare una tale iniziativa in un periodo economico non certo florido? Qualunque sarà la decisione, questo sarà uno di quei casi che creano un precedente non più ignorabile.