ROMA 2013 SPECIALE ELEZIONI Cultura, parlano i candidati

Roma

«La cultura è educazione sentimentale» spiega Alfio Marchini, rievocando il simbolo che ha accompagnato tutta la sua campagna elettorale, l’immagine del cuore. Romano, nato nel 1965, imprenditore e candidato sindaco a Roma con il Movimento della cittadinanza romana. Marchini ha in mente una Roma fondata sui rioni e sui quartieri e per questo immagina di valorizzare il patrimonio autoctono delle varie zone: «Valorizzeremo le loro unicità e individueremo in ciascuno dei centri di produzione culturale specializzati nelle varie discipline». Da imprenditore qual è pensa alla partnership più istituzionalizzata tra pubblico e privato per sostenere la cultura «Ma serve defiscalizzare chi fa da sponsor alla cultura». E sulla tanto attesa nomina dei vertici all’assessorato alla Cultura non si sbilancia, ma garantisce: «Nessun raccomandato, ma solo persone raccomandabili».

Quali sono le priorità per la cultura? Ha idea di come rilanciare istituzioni come il Maxxi, il Macro, il teatro dell’Opera, il Palazzo delle esposizioni: come pensa di rilanciarli?

«Roma è essa stessa una priorità culturale. Voglio dire che non esiste un’altra città al mondo che abbia le sue caratteristiche, le sue unicità e le sue potenzialità. Abbiamo tutto, ma anche in questo caso è necessario promuovere un’opera di manutenzione straordinaria. Bisogna creare le condizioni ambientali necessarie e mettere a disposizione dei cittadini e dei turisti, facilitandone la fruizione, una serie di servizi: dalla segnaletica all’informazione nei taxi, dagli autobus elettrici a una rete di mezzi pubblici efficienti e distribuiti sul territorio, dalla mappatura digitale dei luoghi in cui la cultura avviene all’elaborazione di una sistemica programmazione artistica che sia anche attrazione nazionale e internazionale. Dico questo perché cultura è anche la civiltà dei cittadini partecipi dei loro beni, è rispetto dell’arredo urbano, è educazione sentimentale, dai bambini agli adulti, per la tutela delle bellezze impareggiabili della città. Le grandi istituzioni vanno collegate, coordinandone i programmi e la presenza sul territorio attraverso spettacoli, concerti e inserimenti didattici fin dalla scuola elementari (Opera, Santa Cecilia, Filarmonica, Roma Europa festival, Auditorium parco della musica; Macro, Palazzo esposizioni, Macro Testaccio). È mia intenzione scegliere personalità di alto profilo sulla base di curricula attentamente vagliati e reperire sponsor motivati in vario modo, visto che non esiste una legge sulla defiscalizzazione di chi dona fondi per la cultura. Al centro del mio programma ci sono i quartieri, valorizzeremo le loro unicità e individueremo in ciascuno, recuperando spazi (cinema chiusi, teatri, aree industriali) dei centri di produzione culturale specializzati nelle varie discipline. Valorizzazione dunque del patrimonio archeologico, museale, architettonico e artistico di cui Roma è ricchissima favorendone, con ogni mezzo di comunicazione, la fruizione, proponendosi anche come interlocutori internazionali con scambi e iniziative sull’arte contemporanea, la danza, il teatro, il cinema. Dare a ogni quartiere dignità e stimolo culturale identitario e vivo, per ricreare un tessuto sociale».

Si sta sviluppando un acceso dibattito sul bando dell’Estate romana a causa dei pochi fondi stanziati: come intende ridare fiato a questa storica rassegna?

«L’Estate romana è una tradizione, dai tempi geniali di Nicolini. Ma è anche andata forse un po’ oltre le intenzioni poetiche e vitalizzanti del suo creatore. Oggi non siamo più in grado di sapere da quali condizioni si parta. Posso solo dire che cercherei di fare preventivamente un piano finanziario possibile e su quello costruire un programma che privilegi alcuni aspetti d’eccellenza, come il festival delle Letterature, villa Celimontana. È vero che si stanno creando da parte degli organizzatori, a quanto mi risulta, finanziamenti privati per alcune iniziative. E pare che si trovino, quindi la partecipazione attiva dei cittadini può essere una risorsa eccellente».

Cosa ne pensa della proposta del sottosegretario alla Cultura Borletti Buitoni di migliorare il servizio dei musei puntando sui volontari?

«I volontari sono una risorsa straordinaria del nostro paese. Ma a me piacerebbe, per esempio, dare lavoro a giovani o esodati almeno per mezza giornata nei musei e gallerie con un compenso dignitoso».

Chi nominerebbe assessore ai Beni Culturali? E alla sovrintendenza ai Beni culturali?

«Mi pare francamente prematuro indicare assessori e sovrintendenti, anche se ho già in testa profili e professionalità di eccellenza. Quello che so per certo è che cercherei solo persone di formazione qualificata, di esperienza e di onestà specchiata. Nessun raccomandato, ma solo raccomandabili».

Qual è l’ultimo museo visitato? E l’ultimo concerto?

«L’ultimo concerto sarà quello di Antonello Venditti che chiuderà la mia campagna. C’è un cuore che batte nel cuore di Roma. Grazie a questa avventura ho potuto rivedere il museo della Liberazione che, anche per motivi familiari (mio nonno fu a capo della resistenza romana), mi desta fortissime emozioni».

Qual è il suo modello di riferimento per Roma?

«Roma è Roma. Non abbiamo bisogno di scimmiottare questa o quest’altra città europea. Dobbiamo tornare a essere noi il modello».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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