Gli architetti italiani fanno irritare i francesi

Parigi

Il Centre Pompidou, il dipertimento arti islamiche del Louvre, il museo D’Orsay e, in ultimo, gli archivi nazionali di Pierrefitte, inaugurati ultimamente da Hollande. Tutte strutture che hanno dato lustro alla Francia, divenute simbolo di architetture d’avanguardia, ma progettate da architetti italiani, rispettivamente da Renzo Piano, Mario Bellini, Gae Aulenti e Massimiliano Fuksas. Le Monde ha aperto un acceso dibattito a Parigi, lamentando come il tradizionale protezionismo francese stia dando segni di cedimento proprio nel settore della creatività architettonica, constatando, al contrario, quanto la stessa apertura dimostrata dalla Francia nei confronti degli architetti esteri non sia ricambiata da altri paesi, in cui è molto difficile ottenere un appalto se la nazionalità del candidato non coicinde con quella del committente. Non è d’accordo Massimiliano Fuksas. Secondo l’italiano che in Francia lavora dall’era Mitterand il problema non è tale da suscitare preoccupazione, si tratterebbe invece di un sistema governato da grande equilibrio. Non come in Italia, spiega l’architetto al settimanale francese «affetta da un provincialismo che fa sempre preferire lo straniero, non solo nell’architettura». E cita l’esempio della Bibliothèque Francois Mitterand, che nel 1989 venne affidata a un giovanissimo Dominique Perrault, cosa che in Italia non sarebbe mai potuta accadere.