La follia di Antonio Ligabue

Il Lucca presenta Antonio Ligabue, istinto, genialità e follia a cura di Maurizio Vanni in collaborazione con Giuseppe Amadei. Ottanta opere ripercorrono l’opera dell’artista, nome alla nascita Antonio Laccabue (Zurigo 18 dicembre 1899, Gualtieri 27 maggio 1965) uno degli artisti più controversi e imprevedibili della storia dell’arte del Novecento. Il percorso cronologico ripercorre varie fasi della storia dell’artista e le differenti tecniche espressive a queste legate (olio su tela, disegni, grafiche e sculture). In esposizione anche tre inediti del grande maestro.

Arte e follia, da sempre legate da un rapporto tra conflitto e complicità, accompagnano l’itera produzione e tracciano i contorni dell’indagine su quest’artista che ha realizzato le sue opere migliori in stati di precaria lucidità. Un percorso cronologico e stilistico esaustivo, tracciato con la consulenza di Sergio Negri – responsabile dell’autenticazione e della catalogazione generale delle opere di Ligabue – che insieme ai saggi in catalogo, in particolare quello del neuropsichiatra ed esperto di neuroestetica Gianfranco Marchesi, permettono di comprendere la genialità di Ligabue, inserita in una forma cerebrale tutt’altro che prevedibile.

Come approfonodimento, due documentari sulla figura del pittore per la regia di Raffaele Andreassi (Lo specchio, la tigre e la pianura vincitore dell’Orso d’argento di Berlino 1961 e Antonio Ligabue pittore del 1962) che lo ritraggono nei suoi luoghi, Gualtieri e le campagne. Inoltre, alla fondazione Mario Tobino è proiettato il film tv Ligabue del 1977, per la regia di Salvatore Nocita, in occasione di un convegno legato al rapporto tra arte e follia. L’intento della mostra è quello di tratteggiare il labile confine tra follia e genialità, attraverso un’analisi in profundis del significato del contesto sociale e quotidiano che innfluenza la mente e la produzione artistica di una persoalità estremamente sensibile e dotata per cui l’espressione attraverso la pittura diventa un verio e proprio modo di essere e sentire, una necessità fisica di affermazione e fuga dall’emarginazione. “Ligabue – scrive Maurizio Vanni nel suo saggio – è un randagio della cultura, un artista libero dentro che, alla vulnerabilità emotiva congenita, ha unito grandi tragedie personali vissute nell’infanzia e nell’adolescenza. Un artista coerente, fedele solo a se stesso, capace di interagire con il flusso continuo, irregolare e talvolta estremo delle emozioni che sentiva dentro di sé, senza doverle controllare. La sua lucida alterazione mentale lo porta a violare ogni schema, ad andare oltre ogni consuetudine, ad assecondare in modo attivo le sue nevrosi”.

Fino al 9 giungo; Lucca, via della Fratta 36, Lucca; info: www.luccamuseum.com