Frammenti di un percorso

Al palazzo della Lombardia si è inaugurata la mostra Segno, frammenti di un percorso, una retrospettiva orbitante sulle tappe più incisive del cammino artistico di Agostino Ferrari (Milano, 1938), che dopo diverso tempo, ritorna a Milano a presentare le sue opere. Questa esposizione, realizzata grazie al sostegno della regione Lombardia e della fondazione Horcynus Orca, contiene ben venticinque tele, selezionate dall’artista con l’aiuto di Martina Corgnati, allo scopo di rappresentare al meglio i suoi ultimi venticinque anni di operato.

La rassegna ha inizio con l’esibizione di lavori realizzati da Ferrari negli anni ’60, I primi segni: tratti essenziali per comprendere il suo percorso, poiché il segno in se medesimo per l’artista rappresenta uno strumento decisivo per la sua ricerca. La seconda serie di opere che viene proposta in mostra si rifà al concetto di segno-scrittura. «In questo ciclo caratterizzato da tracce elementari, graffite e quasi incise nel corpo della pittura, e da superfici di piccole dimensioni e per lo più quasi sempre monocrome – spiega la curatrice – l’artista sembra voler ritornare alle origini, ripercorrere a ritroso in un solo atto di consapevolezza e di volontà tutta la storia dell’umanità fino al momento primo, alle spalle dell’invenzione dell’alfabeto e finanche del geroglifico».

Successivamente si passa al susseguirsi di cicli intitolati Frammenti e dei palinsesti: «La mano di Ferrari si muove in totale libertà da destra a sinistra e dall’alto in basso, assumendosi il rischio dell’errore e dell’incertezza. I segni sembrano scorrere sulla superficie illesa come note in una partitura, sensibili soltanto a ritmi ed armonie implicite che graziosamente si concedono all’orecchio dell’artista». Il Ritmo ha un ruolo preponderante in questa fase della sua ricerca, in accordo con l’attenzione rivolta allo spazio, alle superfici e agli andamenti. Con il concretizzarsi di queste opere Ferrari inizia a usare la sabbia, la sabbia nera vulcanica, compagna ideale per i suoi prossimi lavori.

Da queste esperienze materiche infatti nascono le Maternità: «Vera e propria pietra miliare nella produzione di Agostino Ferrari perché con esse viene lacerato per la prima volta il continuum della composizione unitaria insinuandovi un particolarissimo doppio livello, quello del paradigma e dell’esemplificazione, del criterio e dell’applicazione, di una spazialità resa complessa dall’esistenza di un primo e di un secondo livello, quello della madre/padre e del figlio/figlia. La sua esigenza qui è di chiarire la genesi dell’opera, sottraendola all’oscurità di nozioni e termini come ispirazione o sensibilità». L’ultimo ciclo è intitolato Interno-esterno, che si erge a finestra di dialogo tra mistero e verità, tra la terra e il cielo, tra tempo lineare e tempo ascendente.

fino al 22 febbraio

Palazzo Lombardia, via Galvani 27, Milano

info: www.agostinoferrari.it

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