Emilio Vedova

Emilio Vedova (Venezia, 1919 – Venezia, 2006 ) è stato uno dei protagonisti indiscussi della pittura italiana del secondo dopoguerra. Autodidatta, aderisce ad alcuni dei movimenti che hanno cambiato il volto dell’arte italiana del Novecento: da Corrente al Fronte nuovo delle arti. Entrambe le esperienze durano l’arco di pochi mesi. Lo sguardo e la pittura di Vedova sono volti all’estero, alle tendenze astrattiste che giungono d’oltralpe e d’oltreoceano e il pensiero di rimanere ancorato a una stanca idea di realismo lo ripulsa.

Nel 1952, sotto la guida del critico Lionello Venturi, assieme ad altri sette pittori (Afro Basaldella, Renato Birolli, Antonio Corpora, Mattia Moreni, Ennio Morlotti, Giuseppe Santomaso e Giulio Turcato), Emilio Vedova da vita alla breve ma fondamentale esperienza del Gruppo degli otto, dal quale scaturisce la prima stagione informale dell’arte italiana, più irruenta e romantica, nei toni e nei gesti, rispetto alla sua controparte europea. «Alla fine del 1950 – racconta l’artista in Pagine di diario – passo da una crisi, mi ribello contro tutta la geometria, il rigore dominante dei miei quadri e cerco di far vibrare il mio lavoro in una maggiore spontaneità; ora non mi preoccuperò più di tagliare profili netti, angolature esatte di luce e ombra, ma scaturirà dal mio intimo direttamente luce e ombra, preoccupato unicamente di trasmettere l’immagine senza nessun revisionismo aprioristico». L’astrattismo di Vedova rifiuta qualsiasi richiamo alla forma, come testimoniano compiutamente le opere in mostra alla galleria Mazzoleni di Torino, a cura di Francesco Poli, fino al 28 febbraio 2013.

Le sue opere sono fatte di gesto e colore, espressioni catartiche di una sensibilità attiva sempre alla ricerca del rinnovamento, sia nell’attività pittorica, che nell’accesa vita politica e civile. Lo spazio della tela è una dimensione da conquistare, di riflessione esistenziale, psicologico e drammatico, ma anche di testimonianza culturale e politica. L’esposizione propone diversi oli su tela di medie dimensioni che attestano molto bene lo sviluppo della ricerca dell’artista tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, un periodo di ricerche e sperimentazioni: dai primi studi per i Plurimi, fino a giungere al ciclo degli straodinari Absurdes berliner tagebuch ’64. Infine, a documentare la crescita della ricerca dell’artista sono presenti due opere della metà degli anni ’80, in cui il perimetro del cerchio e la sua superficie, fatta di accesi contrasti tra il bianco e il nero e violente pennellate di rosso, evocano l’instabilità spaziotemporale della vita umana.

fino al 28 febbraio 2013

Mazzoleni galleria d’arte moderna, piazza Solferino 2, Torino

info: www.mazzoleniarte.it