Uno, due, tre, fuoco

L’arte di Ekaterina Panikanova, artista russa classe ’75, è tutta convogliata nella forza del segno pittorico nero che contrasta con l’antichità delle pagine di vecchi libri, quaderni di scuola e stampe d’epoca su cui si pongono. Uno stile che evoca quello dell’infanzia, nel continuo tentativo di indagare in profondità il proprio essere, le radici che più affondano nell’esistenza stessa dell’artista, e che emergono dalla potenza del codice pittorico con cui si esprime. «Il supporto cartaceo e i libri ingialliti – racconta la Panikanova – hanno una valenza fondamentale per la mia ricerca. Potrei dire che hanno un corpo completamente formato di regole, dogmi, tradizioni, religioni, scoperte scientifiche, giuste o sbagliate a seconda dei tempi, dove l’essere si forma e si chiude come in una gabbia. Lavorando sui vecchi libri ricerco l’aspetto vissuto, sottolineato, scritto e scarabocchiato, dove si percepisce la personalità»

A Roma, fino al 10 gennaio, è possibile ammirare le opere dell’artista russa alla galleria Z2O, nel contesto della sua prima personale. In essa, la serie Errata corrige esprime tutto un lavoro basato sulla metafora dell’ostrica e della perla, dove l’ingresso della sabbia rappresenta un elemento di stress per la conchiglia, che come è di natura, ne innesca una reazione di espulsione, che poi genera la produzione della perla. Tutte queste immagini evocano ciò che significa per ogni persona l’infanzia, che trasporta dietro di sé, fin dai primi giorni dell’esistenza umana. Un vero e proprio bagaglio di traumi, immagini, esperienze positive e negative che perdurano fino all’età adulta, e che contribuiscono a formare una persona nella sua interezza. Sia che l’individuo tragga insegnamento dagli errori e dalle burrasche del passato, che le ritenga esclusivamente motivo di disagio, o che riesca abilmente a trasformarle in fruttuose occasioni, questa ricca serie di eventi segnano l’uomo e il suo carattere. «Sicuramente il ricordo ha una grossa influenza – ha detto l’artista – solitamente gli artisti contemporanei russi sfrutta il proprio passato sovietico, gli anni del comunismo, anche se in Russia non si usava questo termine. Suppongo che il passato sovietico si intraveda anche in alcune mie opere: i vestiti, gli oggetti, alcuni simboli, ma anche la scuola artistica russa. Però cerco di amplificare la mia ricerca, vivendo qui in Italia e cercando di studiare il modo d’essere europeo. Infatti uso come sfondo alle mie opere, libri di diversi paesi, tentando di creare la storia della formazione dell’essere umano, che vale per tutti, indipendentemente dalla propria cultura di appartenenza».

La metafora dell’ostrica e della perla è legata anche all’immagine del fuoco. La mostra infatti si intitola Un, due, tre, fuoco, configurandosi come un percorso dove tale elemento naturale, che comprende da sempre diverse e antiche chiavi di lettura, può essere visto come uno strumento per illuminare, o per offuscare. Le metafore, nell’opera della Panikanova, sono molteplici: «Uso le corna come trofeo, della torta come simbolo delle tradizioni, del giocattolo come premio, tutti elementi che quotidianamente producono in noi una tale compressione tra la parta psichica e l’istinto che genera la sensazione di essere prigionieri di un fuoco ardente dove, a volte, le fiamme limpide ci permettono di vedere, scaldarci e inventare in continuazione. E il fumo nero e denso è un dittatore che censura e offusca la vista con l’imponenza della sua fuliggine». L’artista disegna così, attraverso le sue incisive opere, simboli e archetipi culturali che si stagliano nell’esistenza comune, divenendo un tutt’uno con lo sfondo, arrivando ad una negazione delle forme assorbite dal nero profondo che è quanto resta del passaggio impetuoso del fuoco.

fino al 10 gennaio

Z2O galleria, via della Vetrina 21, Roma

info: www.z2ogalleria.it

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