Weston, una retrospettiva

Gli spazi espositivi dell’ex ospedale Sant’Agostino di Modena ospitano una grande mostra dedicata a Edward Weston, artista americano considerato uno dei più grandi maestri della fotografia del Novecento. A oltre quindici anni dalla sua ultima personale in Italia, saranno visibili alcuni dei suoi più celebri bianchi e neri, ripercorrendo il suo incessante lavoro di indagine sul mezzo fotografico e presentando al pubblico la modernità della sua visione. Promossa da Fondazione cassa di risparmio di Modena e curata da Filippo Maggia, nel percorso espositivo trovano spazio tutti i temi indagati da Weston, dai nudi ai paesaggi, ma anche i suoi famosi peperoni dando spazio inoltre ai giocattoli indigeni, trasformati dall’artista in icone surrealiste e postmoderne.

Centodieci opere fotografiche originali, scattate dai primi anni Venti fino agli anni Quaranta, in gran parte provenienti dal Center for creative photography di Tucson dove è conservato il più grande archivio dell’autore. Nato a Highland Park, Illinois, nel 1886 muore a Wildcat Hill, California, nel 1958. Inizia a fotografare all’età di sedici anni e nel 1906 si trasferisce in California, dove lavora come fotografo itinerante. Due anni più tardi si iscrive all’Illinois college of photography completando in soli sei mesi il corso annuale in fotografia. Nel 1911 apre il suo primo studio fotografico nella città di Tropico, in California, che sarà la base del suo lavoro per i successivi venti anni. Nel 1922, durante un viaggio in Ohio, scatta una serie di fotografie che cambieranno la sua carriera: abbandona lo stile pittorialista che distingueva fino a quel momento il suo lavoro e inizia a sperimentare una fotografia più chiara e definita, concentrando la sua attenzione sulle forme astratte di oggetti industriali e di elementi organici.

«La macchina fotografica – sostiene Weston – deve essere usata per registrare la vita e per rendere la vera sostanza, la quintessenza delle cose in sé, sia si tratti di acciaio lucido o di carne palpitante». Lo stesso anno effettua un viaggio a New York dove entra in contatto con fotografi come Alfred Stieglitz e Paul Strand. Nel 1923 di trasferisce a Città del Messico, dove apre un nuovo studio insieme alla sua assistente e amante Tina Modotti, inserendosi nell’ambiente artistico messicano cui facevano parte Diego Rivera, David Siqueiros e Josè Orozco. Tornato in California, si trasferisce a Carmel dove fonda nel 1932 insieme ad Ansel Adams, Imogen Cunningham e altri fotografi il celebre Gruppo f/64, collettivo con il quale porta avanti una poetica basata sulla nitidezza dell’immagine e sulla sperimentazione delle possibilità estetiche offerte dal mezzo fotografico. Il nome stesso del gruppo ne rappresenta ideologicamente anche il manifesto: nella macchina fotografica f/64 è la più piccola apertura del diaframma, che permette di ottenere la massima profondità di campo, sia in primo piano che nella distanza.

Nel 1932 si tiene a San Francisco la prima mostra del collettivo, che si attesta per diversi anni come il gruppo più all’avanguardia negli Stati Uniti. Anno dopo anno, il lavoro di Weston acquista sempre più rilevanza nella scena artistica statunitense e nel 1936 è il primo fotografo a ricevere un assegno di ricerca dalla Guggenheim Foundation. Nel 1946 il Momadi New York gli dedica una grande retrospettiva, esponendo oltre 300 opere e consacrandolo definitivamente tra i grandi artisti del Novecento. Nel 1948 Weston scatta la sua ultima fotografia a Point Lobos: da qualche anno inizia infatti ad avvertire i sintomi del morbo di Parkinson. Durante i successivi anni di malattia dedica il suo tempo a revisionare e selezionare le sue fotografie, supervisionando personalmente le nuove stampe realizzate dai figli Brett e Cole.

fino 9 dicembre

Ex ospedale Sant’Agostino, largo porta Sant’Agostino 228, Modena

info: www.fondazionefotografia.it

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