La scelta del coraggio civile

Sarà stato per quel titolo in rosso, il Kalashnikov sulla locandina e la domanda: e tu cosa avresti fatto, ma bisognava arrivare a Trieste perché il nome di Tito fosse ancora capace di squietare gli animi, come negli anni caldi della guerra fredda. Di risvegliare nelle anime belle i sopiti epiteti di destra e sinistra, togliere dal confino dei libri di storia i tempi bui dello scontro non solo ideologico tra fascisti e comunisti. L’occasione è stata data da uno spettacolo teatrale di Marco Cortesi e Mara Moschini (nella foto in apertura), La scelta, in tournéé da un anno nel Belpaese e giunto ieri in cima all’Adriatico, all’aula magna dell’ateneo, su invito della lista degli studenti di sinistra. La storia narra quattro vicende umane della guerra civile che ha dilaniato la ex Jugoslavia nella prima metà degli anni ’90, tratte dalla novantina raccolte dalla nipote del maresciallo Tito, Svetlana Broz, nel libro I giusti nel tempo del male (Edizioni Erickson 2008, 472 pagine, 20 euro). Residente a Sarajevo, epicentro della tragedia etnica che ha distrutto il suo paese, Svetlana si è adoperata come cardiochirurgo durante il conflitto bosniaco, raccogliendo testimonianze di chi non si è piegato alle logiche della pulizia etnica, e non ha mai rinnegato la figura del nonno paterno, Josip Broz – di origini serbo-croate – di cui si dice fiera. Tanto è bastato perché gli studenti triestini di Azione universitaria riesumassero per il maresciallo l’epiteto di “bestia sanguinaria” caro tanto ai fascisti che ai comunisti d’antan, dopo la scomunica stalinista di Tito, ripescando dalle pieghe del passato i termini di infoibatore di italiani e massacratore di ogni dissenso, con l’organizzazione di un volantinaggio-boicottaggio dell’iniziativa.

Se sull’annosa questione è utile il rimando al volume Foibe, una storia d’Italia, dello storico sloveno Jože Pirjevec (Einaudi 2009, 363 pagine, 32 euro), tra i più recenti ed equilibrati sul tema, sulla Scelta niente meglio delle parole di Cortesi – forlivese classe ‘79, attore e regista diplomato all’accademia d’arte drammatica Silvio d’Amico di Roma e autore Rai – chiariscono il senso di una scelta (appunto) che nulla ha a che vedere con polemiche fuori tempo e luogo. «Mi occupo di ex Jugoslavia da quando avevo 25 anni – chiarisce Cortesi dal treno che lo porta a Sant’Angelo di Piove, nel padovano, per lo spettacolo di stasera – è dalla guerra nel Kosovo che rivolgo il mio impegno all’al di là dell’Adriatico. La dottoressa Broz l’ho conosciuta tramite il professor Andrea Canevaro, che ha prefato il suo libro di storie al limite dell’indicibile, da cui abbiamo tratto le quattro messe in scena da me e Mara. Ci rifacciamo al suo messaggio, un esempio di coraggio civile. Sono storie di gente che ha fatto la cosa giusta nonostante fosse stata autorizzata a voltarsi dall’altra parte. Gente che dice: ora ascolta anche questa storia di coraggio fra persone di religioni diverse. A Trieste – prosegue – siamo stai invitati da un’associazione studentesca e ci siamo un po’ spaventati per quello che è successo, ma tutto si è risolto quando abbiamo invitato i contestatori a entrare e sedersi in sala. Alla fine è stato molto bello, una vittoria della fratellanza e dei diritti umani».

Dal coraggio delle scene a quello sulle scene, dunque, per il giovane interprete del teatro civile, sulla scia di Marco Baliani e Marco Paolini. Intanto, mentre La scelta è in procinto di diventare un documentario con la regia di Andrea Maffucci che sarà distribuito come libro-dvd dai primi mesi del prossimo anno, lo spettacolo prosegue, in varie sedi, fino al giugno 2013. Per aggiornamenti sulle date visitare il sito del regista: www.marco-cortesi.com.

Guarda il trailer:

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