Up to you

Noi riusciamo a percepire delle sensazioni senza però riuscirle a spiegare. Il problema è capire che cosa può essere detto (e dunque che cosa può essere pensato) e che cosa può essere solo mostrato. Wittgenstein nel suo Tractatus sintetizza il concetto con questa frase: “Il limite del mio linguaggio è il limite del mio mondo”. La frase rappresenta la struttura del linguaggio, e il linguaggio descrive la realtà, rispecchia la struttura del mondo. Si, ma qual’è l’immagine del mondo di oggi, o almeno, quella che di esso si riesce a percepire? Sotto ogni punto di vista, dalla cultura alla politica, dall’economia alla società, ecco che salta fuori il ritratto di un’epoca al limite della comprensione, frantumata, critica, destinata a svanire. E a ricomporsi. Almeno, questo è auspicabile. In un momento di crisi come questo – del quale sembra lontana la risoluzione e che la storia ci ricorda come esso si ripeti ciclicamente – l’artista acquisisce un ruolo importante, perchè attraverso il suo “fare arte” arriva dove la parola non può arrivare, perchè a volte è difficile descrivere una sensazione solo servendosi del verbo, ma occorre un’istantanea della realtà, occorre un’immagine, serve la matrice, serve il negativo per poter vedere il verso giusto delle cose.

Questo è il ruolo dell’artista oggi, nutrirsi di realtà ed estrapolare da essa quella poca poesia rimasta sepolta sotto l’osceno vivere. Un’opera, che sia foto, quadro, scultura, video, un’opera che riesce a comunicare l’indicibile, che riesce a farsi specchio crudele dell’oggi e filtro per r-esistere. L’ampio cappello introduttivo fin qui fatto non è il frutto di una vanità intellettuale mal celata, ma piuttosto una riflessione per capire che l’arte e la cultura sono da sempre strumenti indispensabili per uscire dalle epoche più oscure, ma con “moderato ottimismo”, come titola la copertina di Inside Art di questo mese. Per chi volesse approfondire il ruolo e la responsabilità dell’arte e dell’individuo nel momento di costruzione della scena politica del futuro, non può perdere Up to you la settima edizione del festival della Creazione Contemporanea, in programma a Terni dal 13 al 23 settembre.

Cuore del festival, come sempre, è il Centro arti opificio Siri ma come da tradizione, la kermesse si espanderà in tutto il centro cittadino e non solo. Invitati al festival sono quegli artisti e attivisti che nel loro lavoro ricercano nuove strategie politiche, indagano il ruolo dello spettatore nelle dinamiche di potere della scena, con la ferma convinzione che ci sia sempre più bisogno di “prendere parte”, nel doppio senso di “partecipare” e di “scegliere”. Quest’anno il tema è apertamente politico, a inaugurare il fitto programma di spettacoli giovedì 13 settembre sono i portoghesi Ana Borralho e Joao Galante con Atlas: una performance che vedrà in scena 100 ternani reclutati nei giorni scorsi tra tutte le età e le professioni. Tra gli spettacoli che faranno discutere, This is political dello spagnolo Roger Bernat, che trasforma il teatro in un parlamento dove ogni spettatore armato di telecomando esercita il proprio diritto di voto e il video Villa e Discurso di Guillermo Calderon regista e drammaturgo cileno, incentrato sulla villa usata per le torture durante il regime di Pinochet.

fino al 23 settembre

Terni

info: www.regione.umbria.it/mediacenter/FE/articoli/up-to-you-presentata-edizione-2012-festival-intern.html

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